lunedì 1 luglio 2013

Rewind

Che serata strana...mi sono seduta sul divano per immergermi nei miei diari degli anni da liceale e tutta l'intensità, la difficoltà e l'aspettativa di quel tempo mi ha sommersa.
È finito il Cd dell'Opera che mi ero messa in sottofondo e chissà quanto tempo dopo me ne sono accorta.

Ho sempre pensato di aver avuto un'adolescenza davvero dura e forse è anche vero, ma crescendo ho incontrato sempre più spesso persone che non la ricordano come il tempo della bucolica serenità che ho sempre pensato fosse stata per tutti, tranne per me.
Forse è il normale vivere di ogni adolescente quello di percepire ogni emozione a pelle e poi sentirsi incompreso...e poi solo...e poi non amato.
Io con la mia adolescenza non ho ancora fatto pace: sento di esserne stata privata e nel contempo, con l‘intransigenza che ho da sempre verso me stessa, non accetto gli errori che ho fatto e il modo in cui mi sono mossa tra gli ostacoli e le possibilità di quegli anni.
Soprattutto non mi perdono il mio aver giocato sporco molto spesso. Ero una persona che fingeva di essere un‘altra persona per gran parte del tempo. Avevo i miei motivi per farlo, certo e mi sono anche  impegnata, ogni anno che passava e con successo, ad abbandonare sempre più le mie maschere e mostrarmi autentica,
ma ancora non me lo perdono come se questo comportamento mi avesse sporcato, anche se probabilmente la mia percezione fu plasmata - e lo penso sempre più spesso - dagli adulti di riferimento che avevo intorno in quel periodo, che furono magistralmente capaci nel cucirmi addosso un senso di colpa che non doveva essere mio e che mi ha sempre impedito di capire che quelli che io chiamo Sbagli, forse  sono state solo Tappe obbligate.
Come sempre, per me è costantemente una questione linguistica.

Di questa strana serata, in cui le emozioni penso di averle riprovate tutte una per una, ritaglio una frase da una lettera mai spedita che stavo scrivendo ad un‘amica nel peggior periodo della mia tumultuosa adolescenza.

In quei momenti tristi in cui scrivevo, pensavo alla mia maestra delle elementari, anche se ormai andavo per la seconda superiore e lei era morta l‘anno prima... tra tutti gli adulti che in quegli anni, con l‘appellativo più o meno autoproclamato di Educatori, fecero i peggiori disastri nella mia piccola vita, la mia maestra era presente nel mio cuore come un fiore bello, forte e vigoroso, la cui opera di amore mi accompagnava nel cammino della vita e, ancora oggi, non ha mai smesso di farlo.

"Ma soprattutto ci lega un infinito amore per colei che nell‘età della fanciullezza è stata la nostra prima guida e che ora non c‘è più, ma che sento vicina ogni volta che alzo gli occhi al cielo azzurro e vedo le nuvole."

Io non sono assolutamente una persona clemente con me stessa, posso sembrarla, ma in realtà non la sono affatto.
A volte nemmeno mi rendo conto per quante e tali cose mi colpevolizzo e mi sento responsabile.
Per fortuna io adoro Branduardi e lui ha trovato, per me, la soluzione.
Ecco la canzone che mi assolve da tutta le mie colpe, vere o immaginarie che siano,  maggiormente e meglio di tutte le assoluzioni religiose che io abbia mai ricevuto in chiesa e che non ha mai e dico mai fallito una volta!

Branduardi, sei un genio!
Angelo Branduardi - Si può fare

N.b. E l‘immagine di copertina è un clamoroso tributo! <3

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