venerdì 13 dicembre 2013

Meticcia chignolese-banina

Ho trovato un milione di motivi per cui mi piace di più vivere qui in provincia, l‘ultimo in ordine di tempo è che qui l‘identità comune si percepisce maggiormente, è più sentita...è viva e, sotto il suo vessillo, si attuano praticamente tutte le iniziative: dal mercatino del Natale alle assemblee straordinarie per discutere qualche problema urgente.
Qua quando festeggiamo un compleanno la canzone di auguri la cantiamo in italiano, in inglese e in dialetto banino e quando c‘è un funerale e si passa davanti al cimitero spesso ci si ferma perchè è piuttosto probabile che il defunto fosse collegato a noi da meno di tre conoscenze in comune. :-)
Qui oggi i bimbi hanno messo il fieno per Santa Lucia e in casa abbiamo tutti il calendario con le foto della scuola negli anni cinquanta perchè tanto di scuola ce n‘è una sola e tutti, ma proprio tutti, hanno studiato lì. :-)

Non cambierei le mie stradine avvolte nella nebbia, i negozi che fanno la pausa pranzo e i topolini di campagna trovati morti nel giardino per niente al mondo, soprattutto non per tornare a vivere a Milano.

E con il vuoto che ho nel cuore adesso ho bisogno di girare per strada e incontrare qualcuno che mi saluti: per sentire che per qualcuno esisto davvero.

Arrivederci Autunno

Oggi ho voluto proporre ai bambini l‘ascolto dell'Autunno di Vivaldi: come saluto al tempo della natura, dato che tra nove giorni sarà Inverno e la più amata - almeno da me - stagione dell'anno giungerà al termine.
Li ho fatti rilassare appoggiando la testa sul banco e ho fatto partire il brano. 

Che magia!
Innanzitutto il modo in cui, istantaneamente, gli animi si siano placati...e poi la passione e il brio con cui tutti i bambini siano stati coinvolti e trasportati dalla vivacità della musica.

C‘era chi aveva gli occhi chiusi e sorrideva e chi faceva muovere violini e pianoforti immaginari con le mani e le braccina.
Al termine dell'ascolto abbiamo trascritto le parole poetiche con cui hanno descritto le suggestioni evocate.
Tra tutte ho in mente quelle di Alessandro e Simone.
"Mi sono immaginato io che gioco a calcio con le foglie" e "A me è venuto in mente che facevo un viaggio a Roma".
E così i violini di Vivaldi hanno fatto la grande magia di riuscire a mischiare il sacro (il calcio) con il profano (tutto ciò che non è calcio) e parlano un linguaggio così sublimemente alto che i bambini si accorgono di essere di fronte a qualcosa di Grande e, per associazione di idee, lo collegano a un posto così lontano...dal sapore esotico...che è ancora capace di suscitare fantasie di magnificenza, come la città eterna è sempre riuscita a fare.

Che bello giocare al rialzo con i bambini nelle proposte educative! E anche avere sempre, ogni volta, la conferma che essi sono perfettamente pronti ed adeguati ad accogliere la complessità delle esperienze fin da piccoli, soprattutto in ciò che è espressione artistica.

E tra parentesi, è bello vedere che nell'immaginario geografico di un bambino italiano, la massima aspirazione immaginifica in termini di movimento sul territorio sia ancora Roma, una bellissima città italiana e così vicina a noi e non New York, così lontana ma ormai così presente nelle nostre case attraverso la tv satellitare.

mercoledì 9 ottobre 2013

Crudele paradosso

Essere ricoverata in ginecologia equivale a stare nell'anticamera del Reparto Felicità, titolo che ovviamente spetta di diritto ad Ostetricia e conseguentemente, si gode dei vantaggi e ci si espone alle sofferenze che dipendono direttamente da tale collocazione.
Così si gode dell'atmosfera ovattata, della tenerezza diffusa e del cameratismo femminile conseguente alla peculiarità del reparto, ma si è esposte alla sofferenza di veder passare mille pance di 40 settimane che sono il ritratto della felicità, piccini microscopici appena arrivati al mondo e soprattutto gli occhi di tutti puntati sul ventre di tutte le donne in età fertile che arrivano: è immediato, viene automatico, l‘ho fatto anch'io senza volerlo.
E così, mentre cammini con le gambe allargate, come una zoppa e fatichi ad alzarti e a sederti, la crudele analogia tra le zone anatomiche sensibili in una gravida al nono mese e ad una donna a cui hanno tolto una tuba e il suo microscopico bambino che ci aveva fatto il nido si palesano e gli occhi di tutti ti scrutano con più attenzione per capire se hai appena partorito, a che mese sei, se hai una pancia un po`piccina...e poi si distolgono subito quando capiscono che le cose, per te, non devono girare troppo bene.
Si prova questo a stare in ginecologia e nel bene o nel male si percepisce che quello è un luogo dove, con ostetricia, si condivide un sacro senso dell'attesa e del rispetto per ogni nuova, piccola vita che sta arrivando o, quanto meno, ci sta provando.

In questa atmosfera, il terzo o il quarto giorno in cui ero ricoverata, per pranzo hanno servito Vitello.

Il Vitello è il piccolo della Mucca.

Ogni giorno tutti i vitellini che hanno raggiunto la sesta settimana di vita vengono tolti alle loro Mamme per non rivederle mai più.
In natura la Mucca allatta il suo piccolino per un anno intero.
Ogni mucca, per ogni parto della sua vita fertile, vive in ripetizione costante il trauma della morte perinatale. Il suo piccolo le viene tolto e non lo rivedrà mai più, perchè di lì a poche ore sarà ucciso per far mangiare le neo mamme e le mamme di cuore dei reparti maternità degli ospedali per animali umani.

La proposta di mangiare Vitello in un reparto maternità mi è sembrata di un orrore così acuto ma così sottile da essere di un grado di atrocità superiore alla norma.

No grazie.

venerdì 4 ottobre 2013

I segni.

Sono un po‘ un‘anima persa.

Che ne sarà di una ballerina di danza del ventre con una cicatrice nell'ombelico?

lunedì 30 settembre 2013

Nessun uomo è un'isola.

Mi hanno ricoverato in ospedale per una Geu, mi hanno fatto una laparoscopia e mi hanno tolto una tuba.
Ma come dicono in About a boy, "Nessun uomo è un'isola" e così sono subito stata circondata di tante persone che mi amano e anche se a volte mi prende lo sconforto, non mi sento mai sola.

Ho casualmente (oppure no?) voluto riguardare About a boy pochi giorni fa, per me è un film che ha dentro di sè un concetto fondamentale e quando l'ho visto la prima volta, a 17 anni, mi ha un plasmata.
Se non l‘avete visto ve lo consiglio: parla di come nella vita serva impegnarsi a costruire un tessuto di relazioni ampio e variegato, basato sull‘amore e sul mutuo aiuto.
Quando il provagonista dodicenne dice la frase: "E ho capito che due non è sufficiente, è troppo poco per avere l'aiuto di cui si ha bisogno" ho pensato che aveva proprio ragione e il mio stesso senso di impotenza verso i problemi della mia vita andavano risolti smettendo di pensare che i panni sporchi si lavano in famiglia, che ci vuole discrezione e una giusta distanza dagli altri che ci permetta di non ferirci mai, ma serve aprirsi, lasciarsi andare, mettersi in gioco e riuscire ad esprimere i propri bisogni.

E oggi ho la prova che è stata la strategia vincente.

giovedì 26 settembre 2013

Magia

Stare con i bambini a volte sfiora il magico.

C‘è questa classe, la II D...si è formata quest‘anno ed è stata la preoccupazione più grande per tutti perchè per farla occorreva strappare qualche bimbo dalla propria classe, dalle proprie maestre e dai propri amici, per raggiungere un determinato numero.
Questa classe è stata formata e io ho conosciuto questi piccoli sfollati oggi, durante due ore di supplenza.

Questi giorni per me sono difficili, affronto una brutta e triste prova e ho più volte ripetutamente pianto tutta la mattina.

Ma poi sono entrata nella loro classe...e ho sentito vibrare un'energia potente, che in due ore mi ha donato una leggerezza e una quiete fisica e interiore che mi fa ancora adesso sentire come una piuma che vola nell'aria fresca!
Inebriante!
Veramente non ho il potere di dare alcuna spiegazione razionale a quanto è successo.
A volte l‘energia che si mette in circolo a stare contatto con determinati bambini, rasenta la magia!

giovedì 19 settembre 2013

Il Valzer del Moscerino

Non ho mai conosciuto nessun‘altro, al di là, forse, di Emily Dickinson, che trovasse una Mosca degna di attenzione e piena di bellezza, tanto da farne oggetto di un atto poetico.
Ma oggi qualcuno ha pensato che tra tutte le splendide cose del mondo, tra la moltitudine di animali esotici e affascinanti esistenti, valesse la pena, durante un compito in cui si chiedeva di inventare un ritmo, di dare uno spazio, dare la vita, sul foglio a quadretti grandi del quaderno, proprio alla piccola, inutile, fastidiosa Mosca.
Quando parlo dei ritmi uso sempre l'espressione Cantare, "Ascolta, questo ritmo canta così..."

Il ritmo di Giulia, evidentemente, cantava del profumo dei fiori, della natura, della bellezza di un insetto che vola libero nel cielo; era pura poesia.

martedì 17 settembre 2013

Olè!

Nuovo anno, nuova scuola.
Questa volta a 10 minuti da casa mia: bellissima, immersa nel verde, con il cuoco che cucina in loco e l‘orto che regala le verdure che i bimbi coltivano nell'ora di scienze.

Io ho di nuovo una prima elementare ma il Martedì accompagno a pranzo una terza.
Mentre aspetto che mi dica quanti pezzettini di pollo vuole, un bimbo di cui non conosco ancora il nome mi dice: "A casa mia noi mangiamo vegetariano". :-)

Ciao a tutti!
Di recente non ho scritto proprio nulla perchè non so esattamente come comportarmi con quel lato di me sul quale ho fatto luce con più chiarezza quest'estate.

Per dirla con le parole che ha usato qualcuno a me molto vicino: io sento costantemente di dovermi caricare sulle spalle il mondo intero.
Questa consapevolezza mi fa soffrire perchè so bene a cosa addurne le cause e perchè non mi fa affatto stare bene.
Questa persona ha anche detto che ho proprio bisogno di qualcuno che mi aiuti a liberarmi da questo peso e la trovo una prospettiva così desiderabile!
Ci vuole tempo, però: avere la liquidità necessaria, il tempo per trovare lo specialista giusto...

Nel frattempo mi sono venuti in aiuto gli esempi e i consigli di altre persone amiche: Dario mi ha ascoltata e aiutata a capire come posso provare a lasciare andare, anzichè trattenere, tutti gli stimoli del mondo esterno. Un papà tratta male un figlio: "cosa me ne frega? Non è mica il mio". Qualcuno compie un gesto di scarso senso civico? Non perderti a sondarne tutte le motivazioni, fai bene tu e non guardare gli altri!
Da un‘amica con cui ho potuto trascorrere alcuni piacevoli giorni in Croazia, invece, ho imparato a lasciarmi andare un po‘anche per quanto riguarda ansie e aspettative riguardo al modo di mangiare di Dario. Lei è proprio come me, una vegetariana ambientalista sempre coinvolta dai problemi etici del nostro mondo; suo marito...beh, a suo marito piace mangiare taaaanta carne e, goliardicamente dice che lui è per l‘inquinamento globale! :-)
Quanto mi piace il modo in cui lei accetta con ironica leggerezza questa cosa!
Per un vegetariano non è affatto scontato, perchè questi parte dal presupposto che chi mangia carne incentiva sofferenza e morte di altri esseri senzienti!

Quest'estate è stata un po‘ un‘area di sosta da cui guardare ai possibili orizzonti che mi si apriranno per il futuro e non mi sono sentita di scrivere nulla per due mesi perchè volevo tenere le distanze da un mezzo attravero il quale spesso mi immergo nel mio stucchevole senso di tirarmi sulle spalle il mondo.

Ma oggi quel bimbo mi ha detto quella frase (e i suoi genitori che a scuola gli fanno fare il pasto normale sono l‘immagine più lontana che ci sia dal mio modo ansioso di vivere l'idea della futura alimentazione dei miei ipotetici, futuri e già segnati figli) e a me è venuta voglia di venire qua e scrivere una bella parola che mi piace, che è di pancia e non di testa. 

A casa vostra voi mangiate vegetariano?
OLÈ!!! :-)

lunedì 15 luglio 2013

Identikit

Ma che giorno è?
Quanti anni ho?
Sono sveglio, oppure no?!
Questa faccia qui,
Questo corpo mio,
ma è sicuro che sia io!?

Penso di aver già scritto che io conto gli anni di Settembre in Settembre, per via della rilevanza che la scuola ha, giusto giusto un po', sulla mia vita. :-)
Così, per me, i mesi estivi sono quelli dei bilanci di un anno che se ne va.
È passato appunto un anno dal mio ultimo pasto a base di animali morti e dall'ultima volta in cui mi sono sentita zavorrata dal peso di un rapporto malato: nell‘ultima decade di Agosto ricorrerà il primo anniversario della mia doppia liberazione e questi sono certamente gli avvenimenti più importanti che hanno dato a questo 2012/2013 un‘impronta rivoluzionaria, ma tanti altri piccoli e grandi cambiamenti mi portano adesso a guardarmi e non riconoscermi più distantamente.
Sono come una mia sosia...

Ad esempio, con mia grande sorpresa, all‘alba dei 27 anni ho scoperto che mi piace la musica e anche tanto e ho comprato ben due cd! Uno di metal female progress (credo si dica così), di un gruppo che si chiama "Teodasia" e il nuovo cd di Max Gazzè, che avevo intuito essere un artista che avrebbe potuto piacermi, ma visto che ho sempre nutrito una fottuta paura della musica impegnata (termine che qui intende tutti i generi tranne la demenziale, soundtracks e sigle dei cartoni animati e, ahimè, non sto scherzando) ho sempre fatto finta di ignorarlo.
Mentre ora, complice Dario che  invece è musica allo stato puro e il fatto di non avere più l'antenna televisiva, gira nel mio impianto dolby in continuazione.

Poi, come scritto sopra, ho deciso di non usare l'antenna televisiva e fino ad ora, complice la zona non coperta di casa nostra e la mancanza della parabolica sul tetto, l'esperimento funziona, anche se temo abbia le ore contate a causa della controparte avversa!

Mi sono, poi, cancellata da facebook, azione che ha del surreale anche per me, data la mia propensione alla condivisione, che fa parte di me da ben prima dell‘avvento del popolare social network.
Io che, per cinque anni l‘ho usato giornalmente, credendo veramente in una sua utilità e capacità di aggregazione, gli ultimi tempi non lo potevo più tollerare...
Ma che c‘è?
C‘è che mi sono accorta che facebook e gli altri social sono cone il fast food, il cibo spazzatura: mentre lo mangi godi da pazzi, ma quando esce dal tuo organismo non ti ha lasciato nulla di utile.
E c‘è anche che non ho più voglia di questa pseudo dimensione pubblica in cui sei in contatto con tutti ma non condividi nulla con nessuno.
So che ciò che dico per molti è di una banalità totale, ma io lo vedo ora.
In poche parole, non ci trovo nessun male ma nemmeno più nessuna utilità.
Ora che ho tolto il mio profilo mi rendo conto che posso fare a meno di rimanere in contatto con persone con cui pensavo di aver costruito una relazione, ma la verità è che mi vedo e mi sento ancora solo con le stesse identiche persone con cui spartivo la vita anche prima. :-)

Ieri ho vissuto un‘esperienza di vera condivisione, altrochè facebook...
A San Ponzo, in Val di Nizza, ha aperto una microscopica associazione vegetariana dove, con 20 euro a persona, telefonando, ti preparano una cena vegana.
Sono andata lì con Dario: è tutto fuorchè un locale: hanno apparecchiato, a noi unici ospiti, nel loro giardino, ci hanno offerto i loro libri e i loro cd, le coccole dei loro animali, le loro idee e le loro chiacchiere, per lungo tempo, dopo aver finito di cenare.
Penso che abbiano cenato con le stesse cose che hanno preparato per noi e, quando siamo andati via, siano andati a dormire subito.
Praticamente è stato come andare a cena da amici, anche se non avevamo mai visto questi ragazzi prima d‘ora.

Siamo tornati a casa un po‘ diversi, un po‘più pieni. :-)

La cena di Pitagora

Con questo post vi saluto per almeno 16 giorni, perchè mi stavo dimenticando di dirvi che la pazzia più grande fatta quest‘anno - io che ho sempre avuto il più totale disinteresse per i viaggi, soprattutto all‘estero, specialmente senza Dario - è stata organizzare
- un viaggio di due settimane
- in Inghilterra
- solo con un‘amica...

...non c‘è proprio più niente di sicuro a questo mondo!!!!!!!!!!!!

E visto che domani parto...

BUONA ESTATE A TUTTI. :-)

I versi che aprono il post sono della canzone "Io uguale Io" di Renato (Zero, ovviamente! ;-) ) ; la foto è del giardino de La cena di Pitagora, con il nostro tavolo semplice, abbellito da un grande vaso di fiori di campo.

lunedì 1 luglio 2013

Rewind

Che serata strana...mi sono seduta sul divano per immergermi nei miei diari degli anni da liceale e tutta l'intensità, la difficoltà e l'aspettativa di quel tempo mi ha sommersa.
È finito il Cd dell'Opera che mi ero messa in sottofondo e chissà quanto tempo dopo me ne sono accorta.

Ho sempre pensato di aver avuto un'adolescenza davvero dura e forse è anche vero, ma crescendo ho incontrato sempre più spesso persone che non la ricordano come il tempo della bucolica serenità che ho sempre pensato fosse stata per tutti, tranne per me.
Forse è il normale vivere di ogni adolescente quello di percepire ogni emozione a pelle e poi sentirsi incompreso...e poi solo...e poi non amato.
Io con la mia adolescenza non ho ancora fatto pace: sento di esserne stata privata e nel contempo, con l‘intransigenza che ho da sempre verso me stessa, non accetto gli errori che ho fatto e il modo in cui mi sono mossa tra gli ostacoli e le possibilità di quegli anni.
Soprattutto non mi perdono il mio aver giocato sporco molto spesso. Ero una persona che fingeva di essere un‘altra persona per gran parte del tempo. Avevo i miei motivi per farlo, certo e mi sono anche  impegnata, ogni anno che passava e con successo, ad abbandonare sempre più le mie maschere e mostrarmi autentica,
ma ancora non me lo perdono come se questo comportamento mi avesse sporcato, anche se probabilmente la mia percezione fu plasmata - e lo penso sempre più spesso - dagli adulti di riferimento che avevo intorno in quel periodo, che furono magistralmente capaci nel cucirmi addosso un senso di colpa che non doveva essere mio e che mi ha sempre impedito di capire che quelli che io chiamo Sbagli, forse  sono state solo Tappe obbligate.
Come sempre, per me è costantemente una questione linguistica.

Di questa strana serata, in cui le emozioni penso di averle riprovate tutte una per una, ritaglio una frase da una lettera mai spedita che stavo scrivendo ad un‘amica nel peggior periodo della mia tumultuosa adolescenza.

In quei momenti tristi in cui scrivevo, pensavo alla mia maestra delle elementari, anche se ormai andavo per la seconda superiore e lei era morta l‘anno prima... tra tutti gli adulti che in quegli anni, con l‘appellativo più o meno autoproclamato di Educatori, fecero i peggiori disastri nella mia piccola vita, la mia maestra era presente nel mio cuore come un fiore bello, forte e vigoroso, la cui opera di amore mi accompagnava nel cammino della vita e, ancora oggi, non ha mai smesso di farlo.

"Ma soprattutto ci lega un infinito amore per colei che nell‘età della fanciullezza è stata la nostra prima guida e che ora non c‘è più, ma che sento vicina ogni volta che alzo gli occhi al cielo azzurro e vedo le nuvole."

Io non sono assolutamente una persona clemente con me stessa, posso sembrarla, ma in realtà non la sono affatto.
A volte nemmeno mi rendo conto per quante e tali cose mi colpevolizzo e mi sento responsabile.
Per fortuna io adoro Branduardi e lui ha trovato, per me, la soluzione.
Ecco la canzone che mi assolve da tutta le mie colpe, vere o immaginarie che siano,  maggiormente e meglio di tutte le assoluzioni religiose che io abbia mai ricevuto in chiesa e che non ha mai e dico mai fallito una volta!

Branduardi, sei un genio!
Angelo Branduardi - Si può fare

N.b. E l‘immagine di copertina è un clamoroso tributo! <3

venerdì 28 giugno 2013

Post di servizio - Bloglovin

Ho iscritto il mio blog a questa specie di motore di ricerca/applicazione e ho inserito quelli che seguo io, nel caso qualcosa andasse storto dopo l‘eliminazione di Google reader, prevista per Luglio.

Buona giornata a tutti, vado a togliere le erbacce dal mio orto!
:-) :-) :-)

<a href="http://www.bloglovin.com/blog/8943077/?clam=pdgnv2vmvgk">Follow my blog with Bloglovin</a>

Si dice che l‘orto...

Era un po`che volevo scrivere qualcosa a proposito del coltivare un orto,ma anche, più in generale, del prendersi cura di una pianta, sia in giardino che in casa.
Innanzitutto ho scoperto davvero una passione che non sapevo di avere perchè fino a che sono stata a casa di mia madre i fiori non me li sono davvero mai filati e, mica troppo neanche l‘anno scorso che vivevo sì fuori milano, ma semplicemente in una periferia senza grande personalità.
Qui, invece, ho davvero trovato la grazia. :-)
Tutto è iniziato da quel piccolissimo pezzetto di terra davanti alla mia casa che io e i miei vicini abbiamo...diciamo in comodato d‘uso gratuito, dai veri proprietari.
Quel pezzetto di terra, che sarà 3mq ad essere generosi, è una delle fonti di gioia più grandi delle mie giornate!
Pur passando pochissimo tempo a casa e arrivando spesso a mezzanotte, conto sulle dita le volte in cui non ho preso la canna e annaffiato lo stesso.
L‘orto è la risposta ad un sacco di miei bisogni: quello di prendermi cura di qualcosa, di non sentirmi sola, di sperimentare un contatto diretto col mio cibo e con la terra e quello di saper fare qualcosa.

Prendi una giornata di sole, prendi il farsi coraggio e affrontare i vicini sconosciuti, prendi l‘afferrare una zappa e preparare la terra, piantare i semini e le piantine, annaffiare...guardare il sole che le accarezza...aspettare che spunti qualcosa.

Il momento in cui dalla terra fanno capolino i germogli è il più emozionante...in quel momento pensi: "è così...naturale!"
Poi, da quando le piantine spuntano, è tutto un amarle sperando di dar loro il giusto di tutto ciò che serve per farle star bene e non solo perchè poi ti daranno la zucchina, il pomodoro e il sedano, ma perchè nelle piante dell'orto e nei fiori percepisci e senti una bellezza e una ricchezza che si dona, generosa, a chi accetta di sporcarsi un po' le mani...insomma, come al solito provo quel senso di rispetto e stupore che è dovuto quanto ridicolo nel suo manifestarsi così tardivamente.
Ma tant'è: c‘è finalmente qualcosa di importante che dipende da me: il mio cibo, la bellezza del mio giardino, la crescita delle mie amiche piante!

Ora sembrerà che il mio giardino sia come quello di Mary dopo che Dickon l‘aiuta a sistemarlo e il mio orto come un Eden: in realtà quasi tutto quello che ho piantato io è morto :-( resistono i porri e il sedano (che coraggio, che tenacia,  con questo sole e il mio trapianto tardivo!), mentre prolificano zucchine, zucche, fragoline di bosco, pomodori e rapanelli piantati dal mio papà.
Tra i fiori le mie fresie sono più di qua che di là, ma sono fioriti gli Iris e dei meravigliosi Amarillis arancioni che avevano piantato i vecchi proprietari e stanno ancora benone anche i Geranei e le Campanule che mi ha regalato la mia mamma.
Ma la cosa più meravigliosa in assoluto sono la menta (che cresce così abbondante che posso farne grandi mazzi per tutti gli amici) e il basilico...quando, verso le 20, con il tepore del sole che cala, vado in giardino e annaffio la mia erba, le mie piante e i miei fiori, dall‘angolino vicino al cancello dove si fanno compagnia insieme al Rosmarino, si propaga un profumo che ti entra direttamente nell‘anima e ti fa ringraziare di essere nata!

La Flora mi ha così ammaliata che mi sono accorta che ormai è per me insegnante di vita e la prendo come metafora per spiegare a me stessa alcune sensazioni che provo: ad esempio,  sono ammirata dai Gigli, che ho scoperto avere la capacità - insieme ad altre piante da Bulbo - di raddrizzarsi da sole seppur piantate male nel terreno e che mi hanno ricordato la forza di riorientare la propria vita che hanno certe persone, sebbene siano state piantate su questa terra con un po`di disattenzione e mi vengono in mente un po‘di miei bambine della scuola e me stessa.
Un altro esempio del mio "Sentire da pianta" è che in questo periodo ho iniziato a provare un desiderio di maternità grandissimo e la mia mente, più volte, mi mette davanti agli occhi l'immagine della Patata quando finisce il suo ciclo produttivo per se stessa e inizia a dare tutte le sostanze buone, il suo meglio, ai suoi germogli...

E così eccomi qua...una campagnola felice! Da quando sono qua mi sento più grande, non so perchè...so solo che le mie piantine mi rendono una persona migliore e che, come al solito, sto cercando il modo di utilizzare tutto questo a scuola.
In attesa di potervi regalare un po`della mia menta, vi lascio con una canzone stupenda, che dice davvero tutto quello che c‘è da dire. La canto spessissimo quando sono nel mio orto. :-)

La canzone dell‘orto - Ragazzo Semplice

N.B. Grazie all‘orto ho fatto anche amicizia con la mia vicina ottantenne, che con le piante fa meraviglie e con le persone lo stesso: infatti, grazie alla sua gentilezza e discrezione, è riuscita a far aprire un orso come me e ora ci facciamo delle belle chiacchierate e mi insegna tantissimo sulle piante! Lei mi dice sempre: "Mio nonno mi diceva sempre che l'orto vuole l'uomo morto, ma quando poi vedo che nasce qualche piantina o un fiorellino, io sono felice nel cuore."  Che valore aggiunto senza eguali!
Anche io sono felice nel cuore!

martedì 18 giugno 2013

Sguardi

Lei si illumina appena ti vede, tu ti illumini appena la vedi.
Vi abbracciate molte volte, vi scambiate tanti baci, vi fate mille feste.
Quando è ora che lei vada tutte e due vorreste che potesse restare ancora un po‘.

La rincontri alla fermata dell‘autobus due ore più tardi ed entrambi i vostri cuori si riempiono di gioia e gli occhi d‘amore, come se non vi vedeste da una vita.
Mentre chiacchierate e ridete è evidente che siete speciali l‘una per l‘altra. Le vostre strade si dividono ma per molti metri potete ancora vedervi e così tu la guardi, lei ti guarda...tu la guardi e lei ti guarda e ancora all‘ultimo, quando ormai state per sparire dal campo visivo l‘una dell‘altra, ancora vi scoprite a guardarvi reciprocamente e col sorriso più sentito che esiste alzate la mano nello stesso momento e vi salutate.

Lei è la tua alunna di prima che tu chiami sempre "Bocciolino di rosa" e tu sei la sua maestra che oggi le ha consegnato la sua bella pagella.
Bocciolino è brava, buona e generosa quanto è insicura e tu sai già che andando a casa penserai tutto il tempo a come poter disinnescare questo meccanismo di sfiducia che la fa rinunciare in partenza a fare un sacco di cose e a quanto speri che lei si ricordi il compito per le vacanze che le hai dato oggi: dirsi tutti i giorni, il maggior numero di volte possibile, "Sono brava e lo so fare!".
Tornando a casa, piena nel cuore,ti dici che se l'anno prossimo la rivedrai glielo ricorderai tu molto spesso, in attesa che ti venga in mente qualche buona idea a costo zero per la scuola, che non ha soldi per finanziare quei progetti utili a rafforzare il senso di autoefficacia di Bocciolino e dei suoi compagni, come la psicomotricità e che, quindi, non li attiva.

sabato 8 giugno 2013

La disonestà della gola

Sono una vegetariana per scelta etica che non riesce a trasmettere a voce la propria gioia. Scrivo sul mio blog e mi sento abbastanza libera ma faccia a faccia con qualcuno mi blocco, temo di non spiegarmi bene e di essere controproducente per la mia stessa causa. La mia paura è proporzionale a quanto ho a cuore il mio credo e va a finire che mi irrigidisco, cerco di far cadere il discorso e passo un messaggio di insicurezza.
Me ne dispiace, sto riflettendo molto al riguardo.

Con i bambini, però, mi sento libera! E non è tanto perchè i bambini non si concedono deroghe o eccezioni moral,  ma perchè sono ancora immersi nella meravigliosa sensazione di essere amati ed aiutati ad essere sempre più felici e, nello stesso tempo, riconoscono negli occhi degli altri animali non umani quelli di qualcuno di molto simile a loro. Così, questa empatia li porta a desiderare per gli altri abitanti della terra pace e serenità come quella che amano e desiderano per se stessi e questa sensazione così nitida fa pensare loro come naturali e necessari la libertà e il rispetto che gli antispecisti adulti sono costretti a chiedere con fatica e difficoltà.

E così ogni tanto respiro e trovo chi capisce al volo.
Siamo in classe e stiamo parlando di animali.
Faccio vedere le foto con lo smartphone perchè così anche i piccolini che sanno poco italiano capiscono a chi ci stiamo riferendo.
Eccoci alla Giraffa: ho una foto in memoria di una mamma che bacia sulla testa il suo giraffino.
Reda mi chiede se l'ho scattata proprio io.
Allora gli dico che per fortuna non l'ho scattata io, perchè in natura le Giraffe non abitano in Italia e se avessi fatto io la foto avrebbe significato che quella giraffa era in un circo, in uno zoo, o in un cosiddetto "parco faunistico". Dove gli animali non sono liberi, ma in gabbie più o meno grandi e che non sono felici, perchè nessuno è felice quando qualcuno decide per lui dove deve stare, quanto deve mangiare e cosa deve fare. Che nessuno dovrebbe andare in questi posti dove gli animali sono infelici ma dire: "Aspetterò di essere grande e allora farò un lungo viaggio e andrò in Africa e vedrò gli animali che mi piacciono liberi e felici!" (Così, intanto, mettiamo un mattoncino per iniziare a coltivare qualche sogno grande).
Nessuno ha detto "Però li voglio vedere e visto che posso lo faccio comunque" e badate che i  bambini sanno obiettare benissimo quando credono ci sia ragione per farlo.
Per loro era chiaramente logico quel che stavo dicendo.
Amela, una bambina molto sensibile, mi ha detto, allarmata: "Maestra! Dietro alla giraffa ho visto del legno come se fossero dentro una baracca! Vuol dire che non sono in libertà!".
Piccoli e saggi...

Ci sono andata con i piedi di piombo con le mie battaglie quest'anno, ma parlare di animali è frequente con i bambini, hanno tutto il loro amore e la loro simpatia e quando si mangia insieme è normale chiedersi perchè la maestra ha il pasto diverso.
In nove mesi di scuola è successo spesso, (con i bimbi di terza, i piccini sono ancora troppo piccini) che i miei alunni mi facessero parlare al riguardo e ho trovato tanto ascolto, abbastanza partecipazione, qualche terreno molto fertile che produrrà tesori e, cosa più importante, pochissime obiezioni, nessuna delle quali fasulla.
Nessuno ha cercato di convincermi/si che è Normale, Naturale, Necessario mangiare gli altri animali dopo averli uccisi, nessuno ha detto che siamo Esseri Superiori o che sicuramente se si mangia carne un perchè ci sarà e non spetta a noi cambiare le cose.
Chi ha avuto da ridire, molto onestamente ha detto: "Ma la carne mi piace così tanto!"
Questa è onestà intellettuale e se gli adulti non fossero così interessati a cercare per se stessi un'attenuante, nessuno potrebbe continuare a mangiare animali uccisi senza dire che il primo motivo per cui lo fa è perchè gli piace e non ha intenzione di anteporre un'ideale faticoso alla sua gola.
Sarebbe orribile, ma almeno sarebbe un'orribile verità.
È grave e dannosa l'incapacità di molti individui di separare l'alimentazione dal fattore mentale, non possiamo farci dominare dalle papille gustative, è folle! Spegnamo l'intelletto, la ragione, la morale per il sapore di qualcosa al quale abbiamo legato un senso di benessere che non abbiamo mai saputo trovare o concederci altrove.
Almeno, però, siamo nel campo del cosciente e del vero e non della razio-filo-politicalballa!
Nessuno dei miei bambini ha mai provato a convincermi che mi sbaglio quando dico che gli animali soffrono rinchiusi, obbligati, uccisi e che la loro sofferenza ha già in sè l'unica, necessaria spiegazione per porre termine a questo abominio:
ad ogni animale importa di sè, della propria sofferenza e del proprio dolore fisico e spirituale, proprio come all'uomo.

E ora guardate qui.

http://www.youtube.com/watch?v=HvlCE-yz5hc&feature=youtube_gdata_player

venerdì 7 giugno 2013

Storia delle mie storie

Oggi è finita la scuola.
Io credo che i miei bambini di prima siano stati bene.
Ho chiesto loro cosa gli sia piaciuto di più e in molti mi hanno detto: le storie che abbiamo letto e raccontato.
Per me è motivo di grande orgoglio, perchè ne ho avuto una, piccola o grande, vera o finta che sia stata, ogni giorno e per qualsiasi cosa.
Forse è il mio modo, la mia chiave.
Chi lo sà.

N.b. Il titolo di questo post è anche, prima e soprattutto il titolo del libro in cui Bianca Pitzorno racconta le vicende che hanno dato origine ai suoi romanzi, che sono stati la linfa vitale della mia infanzia e, secondo me, mi hanno cambiato il DNA.

P.s. L'immagine che accompagna questo post è un disegno che un mio piccolino, penso Omar, ha fatto della mia Alter Ego di parole e fantasia, alias Maestra Palmina.
La Maestra Palmina è affettuosa e distratta, promette ai suoi bambini di insegnare loro a contare ma poi sbatte la testa cadendo perchè ha le scarpe slacciate e da quel momento la vita a scuola non è più la stessa. :-)
Non vi rivelo nient'altro, mi piacerebbe tanto scriverla, questa, storia. :-)

A tutti, ma proprio tutti, maestri e bambini, auguro di passare una splendida estate e mi piacerebbe chiudere, in quest'anno che mi ha regalato l'idea di scrivere questo blog, con una bella frase di Pachi, detta ieri mentre insieme, tutti seduti vicini vicini, leggevamo l'ultima delle fiabe del libro che ho preso apposta per loro.

Eravamo tutti nella casa del troll, ammaliati dall'oro e l'argento in ogni dove e preoccupati per la sorte della nostra Gallinella Rossa che nostra madre ci aveva implorato di venire a cercare.
D'un tratto, brutto, bavoso, moccoloso, gobbo, dalla porta della caverna entra il troll.
Pachi alza gli occhi e intensamente dice:
Me lo sto immaginando.

Decisamente, io lavoro per momenti come questo.

giovedì 30 maggio 2013

Eroi senza tempo

Non sopporto che la maggior parte dei bambini passi la gran parte del tempo libero davanti ai giochi elettronici. Eppure questo è ciò che, pare, accada nella maggior parte dei casi.
Ma serve davvero che dica quanto sono dannosi?
Io, ai miei alunni di prima elementare, leggo delle storie, da un libro senza figure. Loro apprezzano, chi più chi meno e intanto mettiamo un piccolo mattoncino nel progetto di costruire una bella mente forte, capace di ascoltare e mantenere alta l'attenzione anche quando a un suono non si accompagna un'immagine e mettere in moto la fantasia.
È bellissimo leggere storie ai miei bambini...quest'anno ho iniziato tardi perchè con tre cuccioli appena arrivati in Italia mi era difficile pensare a letture così semplici da risultare chiare e gradite allo stesso tempo, ma ora il livello di comprensione è notevolmente migliorato e con un colpo di fortuna ho trovato il libro perfetto.
" Mille anni di storie incantate."
Un libro che è una raccolta delle fiabe più famose da tutto il mondo, adatte, per lunghezza, a bimbi di età diverse e a momenti più o meno dilatati.
Ricordo che all'università il corso di Letteratura per l'Infanzia era stato uno dei miei preferiti e mi porto ancora dentro molti degli insegnamenti che ne ricevetti.
Così riesco ora a stilare qui un mini decalogo,  sperando di fare cosa gradita.

1 - Leggete per i vostri bambini e godetene. Leggere ad alta voce, insieme, genera un'esperienza di condivisione emotiva molto forte e positiva, che i bambini ricorderanno per sempre. (La mia mamma leggeva spesso per me e mia sorella! <3)
2 - Scegliete libri che piacciono anche a voi e, se leggete fiabe, non fatevi abbagliare dalle versioni di Walt Disney o riadattamenti che utilizzano personaggi di moda tra i bambini attualmente: si perderebbe l'altissimo valore formativo che possiedono. Le fiabe, infatti, hanno un linguaggio segreto di sublime bellezza e di arcana forza, che è racchiusa negli archetipi di personaggi, luoghi e avvenimenti all'interno della narrazione. Le fiabe raccontate alla Disney banalizzano i personaggi, le vicende, le atmosfere e mentre si pensa di proteggere (vien da ridere, per altro, se si pensa a cosa sono esposti i bimbi) i piccoli dai particolari truculenti e macabri di cui le vere fiabe sono gremite, gli impediamo di sperimentare, ripetere e completare quel processo di immedesimazione con l'eroe, con la sua paura, con i suoi obiettivi che, non a caso, termina sempre col trionfo del bene.
Le fiabe lavorano sul bambino nell'ombra dei suoi pensieri più oscuri, delle sue paure più profonde e dei desideri più reconditi, a livello totalmente inconscio: con la vicinanza della mamma e/o del papà che leggono con lui e con la forza dell'immaginazione, il bambino vive più e più volte il passaggio dalla paura di una situazione complicata al punto da sembrare tragica al lieto fine e, credendo di aver semplicemente accompagnato il suo personaggio preferito a sconfiggere un drago, uccide i suoi demoni personali e sale un gradino importante nella costruzione di un "Io" sicuro.

3 - Non legate il leggere a premi, punizioni o attività didattiche, passereste il messaggio che la lettura è funzionale ad uno scopo altro ed estraneo che chi legge vuole convincere a perseguire; questo vanificherebbe il leggere insieme perchè sarebbe percepito come "tempo concesso per un tornaconto". Cosa ancora più importante, però, leggere non deve avere nessun altro scopo se non godere di qualcosa di bello, è un'attività di puro, meraviglioso godimento estetico che, nel piacere stesso, realizza la sua più alta funzione e l'unica per cui valga la pena cominciare.

Io sono una paladina del reimparare ad ascoltare senza ausilio di immagini: è un'attività contemplativa (e le attività contemplative mi stanno molto a cuore), aiuta la concentrazione, stimola la fantasia e insegna la pazienza. Tutte qualità che è bene che non manchino quando poi si diventa grandi e non esiste più nessun garante per le nostre azioni e nessun mediatore per le nostre idee.

N.b. Se volete comprendere in prima persona la frase "La lettura ad alta voce genere un'esperienza di condivisione emotiva fortissima" potreste provare a chiedere di leggere per voi ad una persona con cui avete un rapporto stretto quando irrisolto...io non riesco. Legge per me solo la mia migliore amica e io mi farei leggere solo da poche altre persone. Mi sento nuda quando ascolto una storia e se mi sento addosso i vestiti non posso ascoltare una storia. :-)

lunedì 6 maggio 2013

Pesci grandi e pesci piccoli

Mia madre mi ha raccontato che Sabato ha salvato un pesce rosso.
Stava guardando fuori dalla finestra di casa sua e all'improvviso ha visto una Cornacchia lanciarsi in picchiata nella fontanella del cortile del condominio accanto, prendere in bocca questo povero Pesciolino per poi farlo cadere per terra, poco distante da lì. Il pesciolino si dimenava con l'infinita sofferenza di chi non respira più e sta per morire e mia madre, angosciatissima, era in pena per lui ma non poteva fare nulla, perchè non essendo il suo palazzo, non possedeva le chiavi del portone per accedere al cortile.
Per fortuna in quel momento è entrata una signora e mia madre le ha gridato, dal secondo piano: "Signora! Signora! Il pesciolino rosso! Il pesciolino rosso! Una Cornacchia l'ha buttato fuori dalla fontanella! È lì! È lì!"
La Signora si è allarmata, ma non doveva essere essere armata di un coraggio da leoni e così ha detto: "Non so...sembra morto!" ma la determinazione di mia madre l'ha convinta a farsi coraggio: "NO! NO! LEI LO BUTTI DENTRO LO STESSO, MAGARI SI RIPRENDE!" Così la signora ha vinto il senso d'impressione, ha preso con due dita il pesciolino e l'ha ributtato in acqua.
"È VIVO! È VIVO!" ha gridato subito a mia madre e infatti così era, il Pesciolino Rosso si è salvato, grazie solo all'empatia di una persona che non ha potuto fare a meno di rilevare la sofferenza di un piccolo essere vivente indifeso e che ha lanciato empatia a due piani sottostante ad un'altra persona che l'ha presa al volo, magari anche suo malgrado.
Questa storia per me è di una tenerezza infinita e l'ho portata con me come se fossi stata presente alla scena.

La stessa sera ero in una focacceria di Roma con Dario e, per rendere la mia cena un po' più consistente, ho ordinato due fiori di zucca impanati.
Non lo sapevo, ma erano fatti con le Alici e un boccone mi è finito in gola.
Non muore nessuno, non ho fatto scenate e non ho sputato nel fazzoletto, ma ho pensato che il Fiore di Zucca è già molto buono così che non servirebbe proprio usare il corpicino di un essere vivente per renderlo appetibile e ho pensato a quell'altro pesciolino, molto più fortunato della povera Alice. Nessuno ha pensato a lei...
C'è speranza, però, nel mostrare la sofferenza della morte proprio per quella che è: un'agonia, di fronte alla cui vista nessuno rimane impassibile.
Miliardi (non è un errore di battitura) di animali non umani ogni anno vengono fatti nascere per l'unico scopo di essere ammazzati e nessuno si sente coinvolto, ma basta assistere direttamente alla sofferenza per divenire partecipi e solidali.
Si deve andare oltre all'apparenza, oltre all'abito, oltre al corpo: a ogni pesce e a ogni essere vivente di questa terra deve essere restituita la dignità che merita ciascun animale, in quanto dotato della capacità di provare emozioni, tra cui quella, universalmente terribile, del dolore.

domenica 28 aprile 2013

La lingua ostile

Se c'è una cosa che mi manda in bestia è la supponenza di chi crede di sapere cosa passa nella mia testa e si prende anche la libertà di farci su discorsi e/o morali.
Lo trovo fastidiosissimo, oltre che assurdo, perchè tengo molto al rispetto dell'altro durante l'atto comunicativo e ci sono alcuni punti fondamentali su cui non transigere per non bloccare la comunicazione.
In realtà la Scienza della Comunicazione ha identificato parecchie "regole" da tenere a mente quando si dialoga; diciamo, però, che quelle che mi stanno più a cuore sono le seguenti.

1) non esprimere mai un giudizio sulla persona ma sulle sue azioni. È una regola importantissima perchè rispetta l'integrità dell'individuo senza porsi in un atteggiamento di prevaricazione. Devo dire che mi sono auto-ammaestrata a eliminare praticamente completamente dal mio vocabolario le espressioni associabili alla persona ("Tu sei...", "Tu sembri...") e per me è diventata una forma di rispetto tanto basilare che la pretendo anche dagli altri. Non riesco ad avere una comunicazione serena con chi ha l'arroganza di dare un giudizio su di me.
Prima regola da seguire anche come maestra.

2) Non comunicare con lo scopo di convincere.
Chi parla con l'intento di dimostrare che la propria tesi è corretta, che la "verità" è dalla sua parte, che si dovrebbe, alla fine, convenire sul fatto che la propria visione delle cose è preferibile, non ha rispetto dell'individuo con cui sta comunicando, in quanto - in cuore suo - ritiene che l'altra persona non abbia diritto ad avere la propria idea e il tempo di far proprie le parole dell'altro e renderle oggetto di meditazione personale.
Per altro, l'intenzione di convincere traspare involontariamente nei gesti e nei toni di chi parla e questa percezione vanifica qualsiasi tentativo di raggiungere il proprio obiettivo, per un meccanismo mentale di difesa per cui si tende a respingere ciò che gli altri vogliono spingerci ad accettare. Per questo i pubblicitari mirano a convincerci che abbiamo bisogno di fare determanati acquisti, perchè così assecondare la spinta del marketing sembrerà una risposta naturale ad uno stimolo interno.
In ultima battuta una posizione che può essere assunta come propria solo per mezzo di una conversazione in cui la si espone si presenta veramente malissimo, come banale e superficiale,  praticamente si inflaziona automaticamente e diviene controproducente per se stessa.

3) Ascoltare autenticamente l'altro.
Vuol dire cercare di sospendere il giudizio e il pregiudizio e non compiere l'errore di mistificare ciò che questi dice sotto l'influenza delle nostre personali convinzioni su quella persona e le sue idee.
Penso sia una questione di rispetto e quando qualcuno mistifica le mie parole e mi attribuisce parole, pensieri ed idee non mie mi sento profondamente offesa perchè viene calpestata la mia identità di individuo unico e complesso. Inoltre mi danneggia due volte, perchè automaticamente, la volta successiva in cui mi troverò a dover affrontare lo stesso tipo di conversazione con qualcun'altro, avrò in partenza più timori ed eretto più barriere, perchè a nessuno piace essere giudicato, aggredito e snobbato. Comunicare trasmettendo ansia, insicurezza e timore non è, però, efficace per aprirsi all'altro. Ecco perchè dico che da atteggiamenti comunicativi sbagliati vengo doppiamente danneggiata.

Con l'avvento dei social network aggiungere anche una regola di netiquette:
non usare la bacheca altrui come il proprio palchetto personale per i propri comizi virtuali. Qualunque sia l'argomento. :-)

Data la complessità e la controversia degli argomenti a cui sempre più spesso si associano le conversazioni in cui sono coinvolta - antispecismo, vegetarianesimo, animalismo, medicina alternativa, biologico - mi pongo in partenza in condizione di accettare punti di vista alternativi al mio e devo dire che fino ad ora mi sono sempre imbattuta in persone che, magari commettendo le tipiche obiezioni che stanno un po' strette, si sono però rivelate aperte e rispettoso, ma penso che molto faccia davvero il modo in cui si comunica.
Credo - e spero sia così - che le persone con cui ho parlato non abbiano mai sentito da parte mia la brama di portarle dalla mia parte, di "convertirle", nè la sensazione sgradevolissima di essere giudicate.
Penso davvero, davvero, davvero che, se una rivoluzione in certi costumi e modi di vivere possa essere fatta (e certamente me lo auguro), sia frutto dell'esempio virtuoso di chi cambia senza inveire, giudicare o forzare qualcuno a fare altrettanto.

Volendo convincere qualcuno  non si ha mai convinto nessuno.

lunedì 22 aprile 2013

Cuanta pasiòn en la vida, cuanta pasiòn

A volte mi è capitato che qualche bambino mi abbia chiesto se mi piacesse di più essere piccola o essere grande. Io rispondo senza un attimo di esitazione che mi piace duecento mila volte di più essere cresciuta, perchè ora posso fare quello che voglio, andare dove voglio e rendere la mia vita proprio come mi piace che sia.
Per i bambini è importante - seppur comprensibile solo fino a un certo punto - sapere che c'è un'alterativa alla sensazione di dipendenza pratico-emotiva dalla famiglia in cui si cresce (soprattutto quando l'ambiente non è sereno), ma per gli adulti è indispensabile.
Eppure sono una percentuale irrisoria quelli che arrivano all'età adulta consapevoli di poter e di dover giocare un ruolo attivo nella propria vita e vivono assecondando la direzione della corrente, anzichè costruire vele per poter sfruttare il vento a proprio favore.
Sono le esistenze  di quieta disperazione di cui parlava il professor Keating de L'attimo fuggente, attraverso i versi di Thoreau? Io credo di sì.
Credo che qualcuno ignori che la vita non è fatalismo se non nella misura in cui noi lo accettiamo e credo che qualcun'altro sia parimenti indolenzito nell'abitudine a mettere in discussione le cose di ogni giorno o malato di pigrizia mista a rassegnazione.
Perchè lo dico? Non lo so, solo mi andava di segnalarlo, di far notare che possiamo decidere di avere un ruolo più attivo su qualsiasi aspetto della nostra vita, perchè ho sempre tratto molto beneficio dal non dare nulla per scontato e non accontentarmi mai.
Come dice Renato:
"La differenza nel vivere la fa l' intensità."
Questa intensità, la possibilità di regalarsi il modo migliore possibile di vivere, il trovare una passione e vivere per essa e anche e soprattutto concedersi lo spazio di cercare cosa ci fa felici senza temere di doverci sentire in colpa, dovrebbe essere un traguardo per l'età adulta, perchè finalmente, con un'emancipazione economica anche solo parziale, possiamo dare davvero alla nostra vita la tonalità che vogliamo.
Io sono quasi ossessionata dal fare una vita che mi piaccia, che io possa dire che amo, tanto che non comprendo - e trovo allarmante per l'entità dello spreco che produce - il limitarsi ad assecondare la vita quotidiana così com'è...
Ci vuole un po' di coraggio a fare qualcosa che piaccia davvero e un po' di vitalità per decidere di cercarla, ma...perdinci! Non vale forse la pena, considerato che, fino a prova contraria, questa è l'unica esistenza che abbiamo?!
Mi chiedo se questo post non sembrerà un pour parlè da benpensante, ma le persone poi si lamentano delle loro vite piatte e senza emozioni, non ne sono felici!
Eppure, all'insoddisfazione va di pari passo un'inerzia che mi chiedo se cresca in misura direttamente proporzionale alla prima...
Per me l'età adulta e la sua conseguente emancipazione ha portato ad una libertà mentale, un'estensione dei miei possibili orientamenti di vita ad uno spettro tanto ampio che vorrei che ciascuno potesse sentire questo stesso potere nelle sue mani...

Credo che, al di là delle misure di tamponamento per imparare tardivamente ad essere padroni presenti della propria vita, un grande lavoro si debba fare con i piccoli, abituandoli a rendersi conto che in ogni momento possono fare scelte ed utilizzare strategie per aggiustare ciò che della loro vita non li soddisfa.
Credo che in questo modo abbiano buone possibilità di diventare adulti che non vivono di uno statico immobilismo.
Se c'è una qualità che ho e che fa veramente la differenza nell'intensità del mio vivere, è la capacità di cercare di divertirmi sempre il più possibile e infatti, uno dei complimenti più belli che mi abbiano mai fatto, fu dirmi, già tanti anni fa: "Sei una bomba ad entusiamo!"
Amici, cercate di apportare quei piccoli aggiustamenti in ogni situazione che possono fare veramente la differenza: ho circa 250 "amici" su fb ed i profili che guardo sempre con piacere sono quelli di coloro che hanno trovato la loro strada per vivere la vita in modo intensamente entusiasmante.
Ad esempio, una mia amica è capitano della squadra italiana di pattinaggio sul ghiaccio sincronizzato, gira il mondo e la vedo appassionata da morire...una volta, scrivendoci, mi ha fatto i complimenti per "l'audacia" della danza del ventre e mi ha detto "Le persone passano il tempo a lamentarsi di come le loro vite siano piatte e noiose ma non prendono mai il coraggio di cercare qualcosa che le appaghi davvero"...è esattamente così.
Però la bravissima Chiara non basta come esempio per spronare a cercare il meglio per se stessi anche da adulti. Almeno, non sarebbe bastato per me se questo discorso me l'avessero fatto nei miei anni inerti, perchè mi sarei mortalmente avvilita dal fatto che lei pattina da quando aveva quattro (se non due) anni e avrei pensato che per me era troppo tardi.
Ma troppo tardi per cosa?! L' obiettivo non è cercare qualcosa in cui emergere, ma qualcosa che ci piaccia fare da morire! Per anni non ho fatto nulla pensando che era troppo tardi per tutto, perchè non avrei mai potuto "diventare qualcuno" in qualcosa iniziando a 18, 20, 22 anni.
Praticamente, secondo la mia personale visione delle cose, la mia data di scadenza era già passata da un pezzo.
Accidenti, siamo portati a credere che il fine ultimo delle cose sia ottenere un riconoscimento da qualcun'altro, ma ovviamente, finchè non si esce da quest'ottica si rimane fermi immobili a guardare terrorizzato la propria vita: non sta funzionando niente, perchè la tua crescita procede inesorabile e non sei ancora diventata una scrittrice, una fotomodella, una scienziata bioatomica, una rockstar, la protagonista di un reality, la particella di Dio...
Se però, per caso, ti capita di imbatterti nella passione della tua vita, ecco, lì tutto cambia: inizi a fottertene alla grande di emergere in ciò che fai, la realizzazione più grande e lo scopo ultimo del tuo agire è il benessere, il puro godimento che viene dal semplice agire.
Detto questo, per chi, come la me di un tempo, soffre di sindrome da "Dovevo iniziare da piccola, ora non ha più senso", cito altri due esempi da facebook.
Parlo di due ragazzi con cui ho fatto le scuole superiori e che hanno intrapreso bei progetti finito il liceo, perciò in età pseudoadulta. :-)
Entrambi, con due generi molto diversi, stanno "vivendo di musica" e non nel senso che riescono a viverci praticamente nè che hanno raggiunto la notorietà, ma che con la musica alimentano il loro fuoco personale e l'energia che trasmettono è la prova, io credo,  del loro vivere intensamente.
Gabriele è volato in Sud America e ora suona nei locali portando in giro la sua chitarra, la sua armonica a bocca e la sua voce.
Matteo, insieme a due amici, autoproduce in toto le sue "Verità con classe", che poi canta e condivide attraverso youtube e i cui ritornelli mi mandano in trip.

Pensierino del giorno, alla fine di tutto ciò: vorrei tanto che ciascuno trovasse quel qualcosa che è in grado di fare la differenza tra una vita vissuta e una vita goduta: una grande passione.
E per i piccolo mi vengono in mente questi famosi versi di Gianni Rodari, spesso usati per salutare i piccoli che si apprestano a lasciare la scuola dell'infanzia per la primaria.

« Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: - Buon viaggio! »

(Gianni Rodari, Il giovane gambero, da "Favole al telefono")

Qualche info:

Chiara
www.hotshivers.it

Gabriele
http://m.soundcloud.com/gabrielebattiato

Matteo (Vero su Bianco)
http://www.youtube.com/watch?v=c8aUiGIueKY&feature=youtube_gdata_player

Il titolo del post è tratto dai primi versi della canzone cantata da Paolo Conte, "Cuanta pasiòn", l'immagine che accompagna il testo è la foto di un dettaglio della mia pancia, nel momento più bello delle mie giornate appassionate. <3

sabato 20 aprile 2013

Aprile

Siamo in Aprile e ormai abbiamo imparato a fare tante cose. Sappiamo leggere e contare, scribacchiamo e riusciamo a stare più attenti al nostro materiale. Sappiamo mantenere più alta l'attenzione per più tempo e seduti anche molti minuti.
Abbiamo fatto abbastanza amicizia e sappiamo chi sono i nostri compagni preferiti e le materie che ci piace di più affrontare.
Iniziamo a chiedere alle maestre se saranno con noi anche l'anno prossimo e se saremo promossi.
A volte, se auguzza le orecchie e fa finta di occuparsi d'altro, l'insegnante può sentire qualcuno discutere sulla grandezza del mondo e l'estensione dei numeri: "Ti dico che l'Italia non è tutto il mondo!"..."Una bambina di seconda mi ha detto che dopo l'unmilionecentomilamilioni i numeri finiscono..."...

È bellissimo ascoltare i pensieri e le domande dei bambini sul mondo...sono, fra tutte le persone che mi circondano, i più grandi estimatori di esso così com'è.
Mi fanno anche pensare, i loro discorsi...all'home schooling e a tutti i suoi derivati più estremi...
È vero, in alcuni luoghi la pratica scolastica è così povera e svilente della naturale predisposizione dei bambini ad apprendere che non avrei problemi a consigliare di tenere i figli a casa se solo possibile, ma non va dimenticata la più grande scoperta della psicopedagogia moderna: la conoscenza è un'opera di continua co-costruzione di significati condivisi e negoziati, che dalla comunità prende i suoi codici e  che nella comunità si realizza.
C'è un nucleo di di mediazione sociale che il bambino privato della compagnia dei coetanei non potrà mai sperimentare e non basta portarlo al parchetto per rimediare: la scuola è lo spazio dove, garante una maestra con le contropalle, i bambini possono davvero sperimentare quel processo di ricerca criticamente condivisa e mediata che sta alla base del pensiero divergente di cui i più ragionevoli pedagogisti parlano e che non è solo un di più nella maturazione sociale di un individuo, ma è la prima base per interiorizzare la più grande verità che regola il mondo:
non esiste mai una sola verità.

lunedì 8 aprile 2013

L' Alba della mia nuova vita di campagna

Stamattina ho visto sorgere il sole dal pullman.
Lo scrivo con emozione e tanto orgoglio, perchè stimo il Sole (quanta arroganza in queste mie parole) e gli conferisco l'autorità e la magnanimità che attribuisco a grandi uomini dalla vita illustre e immense doti umane.
Stimo il sole...la distanza che si è venuta a creare tra gli uomini e la natura in cui sono immersi può essere, forse, espressa al meglio in queste parole che mi sono uscite ingenuamente dalla tastiera, prima che, ad una rilettura, mi apparissero in tutto il loro vero significato.
C'è stato un tempo in cui eravamo consapevoli di pancia che il sole, così come altri elementi del creato, occupano una posizione di maggior rilievo rispetto a noi pidocchiosi bipedi col pollice opponibile e lo smartphone in mano, prima e oltre ad esserlo per conoscenza razionale.
Ma oggi il sole...chi se lo fila?
Entrano in classe i colleghi e mi domandano perchè faccio lezione con le luci spente...qualcuno mi chiede se tengo le luci spente per il risparmio energetico così come non uso il bianchetto perchè inquina...la ragazza stramba col pasto vegano è tutta strana!
Ma...ehi...ragazzi...non so se ci rendiamo conto...stiamo parlando del sole!!
A me stamattina sembrava di vedere davvero il cielo per la prima volta dopo tantissimo tempo! Eppure vado in montagna, al mare... di orizzonti ne vedo...
Quando, però, posso dire di essermi svegliata prima dell'alba e aver visto il rosa e l'indaco mescolarsi?
Certo, ho sempre abitato a due passi dalla metro, in centro a Milano...che necessità c'era di svegliarsi mezz'ora prima del necessario? E sto sparando sulla croce rossa, badate bene, perchè io adoro dormire e mi sveglio sempre all'ultimo momento.
Ma allora, qual è il senso in ciò che scrivo?
Il senso è che spesso ciò che ci è così facilmente e abbondantemente fornito non ci aiuta, o almeno non del tutto. Ci abituiamo ad usare la luce a neon anche nelle giornate di sole e ci convinciamo che, alla fortuna di poter dormire di più al mattino, non corrisponda una equivalente contropartita.
Ma dimenticarsi dell'alba, del sole, della poesia di un giorno che nasce, non è una terrificante perdita?
Da quando ho comprato casa a 45 km da dove lavoro tutti mi dicono, comprensibilmente e ragionevolmente, che sarà una mazzata...se non vinco il "Concorsone" è ragionevole pensare che io debba fare 90 km al giorno per i prossimi otto, dieci anni e questo dato mi sembra tragicomico, considerato che oggi è il primo giorno della mia vita in cui la mia sveglia è suonata alle 5.30 e mi immagino un cuscino sotto la testa da quando mi sono infilata le ciabatte, ma ho goduto della metro sotto casa per tutta la vita, ora non desidero altro che il rovescio della medaglia, la contropartita, il secondo piatto della bilancia...ora non desidero altro che poter tornare a contemplare il sole senza provare la sensazione di non vederlo da una vita!

Mattina.

«M'illumino d'immenso »
                         
                        Giuseppe Ungaretti
                    

sabato 6 aprile 2013

Epifanìa

Sono da sola seduta sul divano di casa, della mia nuova casa, quella che con l'amore della mia vita abbiamo comprato il 19 Luglio 2012 e che è diventata vivibile ora, dopo tanti, tanti lavori. C'è silenzio, la tv è spenta e l'ora tarda accoglie solo la voce di un solitario cane che abbaia.
Oggi è stata una giornata un po' catartica...niente a che vedere col modo molto easy con cui eravamo entrati nella casetta che avevamo preso in affitto nel Settembre del 2011, quando avevamo deciso di andare a convivere.
Oggi, quando abbiamo deciso che sarebbe stato il giorno fatidico in cui saremmo rimasti a dormire qua, mi sono sentita dapprima euforica, per la grande, nuova avventura che sta per iniziare, ma poi, una volta che mia madre è uscita e ho messo nello stereo il nuovo Cd di Renato Zero, AMO, raccogliendo per casa le mie medicine da mettere in borsa, istantaneamente è passata nella mia testa l'immagine della mia mamma, mi sono sentita un groppo in gola e ho iniziato a piangere.
Ho pianto principalmente d'amore e di gratitudine, per tutto quello che ha fatto per me, per come mi ha riaccolta in questi nove mesi da profuga e per come, con tutti i piccoli gesti di ogni giorno,  mi ha dimostrato la sua gioia nello stare con me e quanto una mamma sarà sempre, eternamente felice, del ritorno a casa del suo Cucciolo, per poco o tanto che sia.
La sua dedizione nel prendersi cura di me è stata in mille cose e so già che gli esempi che avrò per sempre più nel cuore sono la tenerezza con cui spesso mi seguiva con tutte le mie pastiglie e il suo alzarsi sempre con me, solo per il piacere di prepararmi la colazione con un frutto sempre fresco.
Quando si vive con i genitori non appare così chiaro quanto l'altro, una volta che sei diventato adulto, apprezzi ancora la tua compagnia, ma il distacco aiuta, perchè ci si vede e ci si sente quando davvero lo si vuole.
Almeno, per me è così ed è giusto che lo sia.
Io, tornando a casa, ho visto con i miei occhi che un figlio potrebbe tornare al nido dieci, cento, mille volte e la sua mamma lo vorrebbe con la stessa identica naturalezza di quando ancora non se n'era mai andato e ora sono pronta a ripartire, sapendo che - come è stato per la prima volta - sentire il desiderio di cercare mia madre e di passare del tempo con lei solo e soltanto perchè lo desidero, è il valore aggiunto al nostro rapporto.
Vuol dire che abbiamo costruito qualcosa e qualcosa di bello, soprattutto, che non siamo vittime di sensi di colpa o del dovere.
Io gliel'ho detto chiaramente: "Tu sai che io non ti chiamerò tutti i giorni o non correrò qui appena ho un momento libero perchè tu sei da sola. Perchè il "Poverina", che troppe volte ha caratterizzato il mio modo di riferirmi in passato a mia madre, è un termine che veicola un senso di pena e che attribuisce all'altro il ruolo di inetto a vivere che non fa davvero per una donna tenace e coraggiosa come la mia mamma.
Il "poverina/o" toglie dignità alle persone.
So che mia madre mi ha capita al volo e concorda pienamente su tutta la linea. Penso che per una madre, quando una figlia è cresciuta, vedere che è riuscita a costruirsi una propria indipendenza psico-affettiva, sia un piacere e un motivo di tranquillità enorme. Forse il maggiore, insieme alla salute.

Stasera è il momento del timore, invece.
La casa è grande e nuova...ci sentiremo il calore che avevamo nei nostri 50mq scarsi?
Siamo stati tanto divisi, dopo aver vissuto insieme un anno...ci ritroveremo come coppia?Sentiremo il senso di "Tu sei la mia casa" che provavamo prima e quella splendida complicità che c'era tra noi?
Sono bruttina e malaticcia, con sintomi che vanno dal fastidioso all'imbarazzante e continuano a sfogarsi in quei punti su cui una ragazza dovrebbe brillare.
E se stasera, tornato da lavoro, gli aprissi la porta e guardandomi davvero per la prima volta l'incantesimo svanisse?
Eccolo. È arrivato.

domenica 31 marzo 2013

La seconda scelta che mi ha cambiato la vita.

La danza ha portato alla mia vita una vitalità, una forza e una gioia che non ho mai conosciuto prima.
Per tutta la mia infanzia ed adolescenza non ho mai avuto occasione nè stimolo per buttarmi in uno sport e meno che mai avrei pensato che potesse piacermi ballare.
Quando poi ho iniziato a sentire un certo richiamo verso quella direzione avevo ormai ventanni abbondanti (magari! A quest'ora potrei dire di ballare da ben sette anni! Per la precisione sono, invece, solo tre!) e credevo di essere ridicola anche solo a pensare di potermi presentare...ma era solo perchè i miei presupposti di partenza erano sbagliati. Non riuscivo a pensare di slegare la danza dalla dimensione performativa.
Fortunatamente, il mio desiderio corporeo e l'esempio di una mia amica che, mia coetanea, si era appena iscritta a danza classica, ebbero la meglio e io mi iscrissi a danza del ventre, le cui sonorità mi sembravano più vicine a me di tanta musica occidentale e aveva anche il vantaggio di essere una danza "più adulta".
Oh, che meraviglia...!
Che meraviglioso viaggio sto mai compiendo: questo mio grande piacere che è alle volte dolore e che non desidero abbandonare più!
Quando ballo è come se parlassi tacendo: le posture che prendo, i modi in cui mi muovo...tutto parla e sono sicura che dica anche qualcosa di sensato...son sicura che parli di me, dei miei blocchi e delle mie potenzialità...del mio vissuto; ma la cosa veramente meravigliosa è potersi abbandonare a questo linguaggio senza la pretesa di capirne più di tanto i contenuti, ma concentrandosi sulla bellezza e sulla poesia del movimento in sè, come quando si prova piacere ad ascoltare una lingua straniera, seppur incompresa.
La danza è il tempo del mio corpo e Dio solo sa mi è indispensabile concedermi questo tempo!
Non sono una persona che ha sperimentato una crescita psicofisica armoniosa: tutto il contrario, anzi.
Mi hanno educata col mito della donna "tutta spirito ed intelletto", nel cui percorso non c'è stato tempo nè spazio per fare amicizia col mio corpo. Ho imparato a viverlo come un peso, da inibire e ripudiare e il danno è stato tale che ora ne subisco grandi conseguenze, come l'incapacità di concedergli una totale distensione ed accoglierne le sensazioni più intense.
La diseducazione corporea che ho vissuto è stata tanto globale e duratura che andrebbe fatta oggetto di un intervento terapeutico (è nella lista di cose da fare, se riuscissi a tirarmi via i problemi organici, che non saranno più gravi ma sono certo più invalidanti nella vita di tutti i giorni) e, mentre aspetto di potermici dedicare, la danza si prende quegli spazi in cui poter finalmente gridare "Eccomi! Non rifiuto il mio corpo! Non sopprimo il mio corpo per la causa persa di essere un'intellettuale di 'sto cazzo!"
Io sono una persona e in quanto tale il mio corpo è il primo e fondamentale modo in cui esperire e conoscere il mondo.
La danza rimette in gioco le esperienze della giornata, con le relative tensioni e preoccupazioni: balli e torni a casa più distesa.
Ma non è solo perchè ti distrai, è perchè il corpo media i pensieri della mente e li ributta fuori in energia. Ballare è liberatorio, è purificante e dà un'interpretazione complementare di ciò che ci accade.

Sapete: il famoso paradigma cartesiano "Cogito ergo sum" non vale niente, è stato totalmente ribaltato dalle scoperte scientifiche che dimostrano che, alla base del pensiero formale e dell'apprendimento, c'è l'esperienza corporea e che nulla può essere esperito e appreso senza che passi dal corpo e che non può valare il procedimento contrario...in poche parole, la verità è che sono qualcuno solo se prima me lo sento in tutto il corpo, "sento, quindi sono" ed è un'informazione sul nostro modo di vivere la realtà che non dovremmo dimenticare mai.
Ci sono un'infinità di piccole e grandi sofferenze, disturbi psicologici e ansie legati ad una disarmonica e deficitaria relazione tra corpo e mente...si possono vivere, io credo, intere vite di muta disperazione senza che si abbia anche solo il sospetto che il problema sia che ci siamo dimenticati del corpo, ma ora come ora, adesso che so cosa si prova a liberare il corpo e permettergli di fare ciò per cui ci è stato dato - mediare il mondo e limitare la nostra sovrastimata mente - la sola idea mi fa sentire disperata.
Prendersi un'ora per danzare vuol dire fare l'amore con se stesse.

N.b. Quando è stato il momento di caricare l'immagine del mio amatissimo Eyvind, pittore dell'anima mia, non c'è stato verso di riuscire a modificare la miniatura in modo che si vedesse anche la faccia della donna ritratta...ma...al diavolo! Questo è un post sul corpo! È bandita la testa da qui! :-)

giovedì 28 marzo 2013

Contro-sensi

Ieri ero in mensa con i bimbi di terza, avevo vicino Manuel e Gaja e avevo appena raccontato loro che per tutto il giorno non avrei potuto mangiare frutta e verdura perchè oggi avrei fatto la rettoscopia, quand'ecco che mi portano un piatto di zucchine trifolate che sembra la fine del mondo...non ce l'ho fatta e ho iniziato a piagnucolare con i bimbi per la prospettiva di dovermene privare.
Passa mezzo minuto e Manuel si mette a mangiare il suo secondo con il piatto sulle gambe e io gli dico di tirarlo su. Lui prova ad abbozzare un "No...io devo mangiare così...sono più comodo", quando interviene Gaja e mi dice: "No maestra, lui mangia così perchè non vuole che vedi che mangia le zucchine, visto che tu non le puoi mangiare."
Mi sono sentita sciogliere di amore, non è la prima volta che Manuel dimostra questa sensibilità.
Durante il periodo natalizio avevo proposto loro una canzone da cantare per la festa, chiedendo poi di metterla ai voti ed era stata bocciata da quasi tutti. Visto che lui non si esprimeva, l'avevo interpellato io e mi aveva detto: "È che mi dispiace che l'hai pensata tu per noi e nessuno ti dice che gli piace..."
Quanta sensibilità sprecata, da parte di un bambino che, nell'arco dello stesso pranzo, mi racconta di quando va a spaccare le finestre dei vicini con i sassi e scappa già dalla polizia...
Che poi mi chiedo: "Ma è sprecata davvero questa sensibilità? Come se una persona dovesse per forza essere o "tutta buona" o "tutta cattiva"...
Questi sono retaggi della mia educazione infantile, ma certo mi viene anche in mente Benigni, che in risposta alle lodi di Berlusconi verso Mussolini, fa chiaramente capire, a ragion veduta, che certe azioni ne oscurano altre e pesano più di queste ultime sul piatto della bilancia dei giudizi morali.
In Manuel c'è come uno scollamento tra dimensione affettiva e legalità: lui ama con forza, passione e gratitudine le persone della sua vita, che nel bene o nel male lo crescono ma rinnega il sistema di regole sociali in cui è inserito e non per presa posizione, ma perchè è la strada che è stata spianata per lui, è ciò che ha fatto da sempre la sua famiglia e che si aspettano da lui.
È destinato. È un piccolo mafioso.
L'ho capito ieri in mensa da come mi parlava: nessun rimorso nella voce, la consapevolezza che la propria strada non è quella che la maggior parte delle persone prende e lo sguardo di chi accetta il suo posto nel mondo con molto orgoglio.
Prosegue il pranzo e Gaja e Manuel mi raccontano delle loro mamme, che da bambine frequentavano questa stessa scuola e "facevano le biricchine", Manuel aggiunge "Sì, poi sono cresciute e le hanno fatte ancora di più"..."e mia mamma non capisce niente di un sacco di cose"..."e mia nonna mi ha insegnato tante cose della vita"...e possibile che un bambino così lucido nell'analizzare le situazioni della propria vita, possa accettare e sentirsi pronto per la chiamata della vita criminale?
"Io e un altro paio di teppistelli poco furbi..."..."io da grande divento un teppista"..."io sono così, che ci vuoi fare...sono un bullo..."
Ma cosa deve dire e fare una maestra?
Affondo nell'incapacità di pensare ad un progetto educativo per lui.
Quando il ramo malato è la madre, è veramente quasi impossibile fare qualsiasi cosa.

Grandi partenze

"Grandi partenze" è il titolo di un'audiocassetta della collezione di "Holly e Benji: due fuori classe" che avevo da bambina e che, tra parentesi, adoravo.
Per chi conosce un po' quest'anime, ci troviamo nel momento in cui Holly deve affrontare la partenza del suo grande amico Tom (di cui io ero follemente innamorata), poco dopo aver vissuto il distacco dal suo allenatore brasiliano, Roberto.
Nel racconto Holly suggella con grande passione tutto l'amore per il proprio amico, regalandogli un pallone firmato da tutti i compagni della squadra di calcio con cui essi avevano vinto una partita importante e che riesce a fargli pervenire, quando lui è già sul treno,  grazie a un mirabolante calcio a distanza, che fa sfrecciare la palla fin dentro al finestrino dello scomparto dove Tom sta viaggiando.
Insomma: un regalo degno di colui che lo riceve.

Anche io ho provato a esprimere tutto il mio amore per la mia amica Cloro che se ne va, in un regalo: certo, è andata un po'diversamente (per consegnarglielo ho preso l'ascensore e ho suonato il campanello, non ho fatto in tempo a prepare un bigliettino perchè lei ha anticipato la partenza e non l'ho nemmeno trovata in casa) ma spero che, aprendolo, ci trovi dentro comunque, tutto il bene che le voglio.

Ho scelto qualcosa che mi ricordasse quello che ha sempre caratterizzato il nostro rapporto, una spontanea e felice accettazione dell'essenza più profonda l'una dell'altra.
Ci siamo trovate negli anni più infami dell'adolescenza e in lei mi è parso subito di cogliere un'affinità elettiva.
Nel fitto dei miei giorni fatti di libri e di nessuno, è arrivata lei e mi ha fatto conoscere nuove storie e mi ha fatta sentire davvero compresa.
In questi dodici anni non c'è fine ai modi in cui ha aiutato la mia vita: mi ha fatto crescere in tantissimi aspetti, mi ha regalato sogni potenti, ha condiviso con me immaginazioni e fantasie.
Non c'è nessun altro che abbia letto i miei racconti mai conclusi e nessuno che abbia saputo aspettarmi con così tanta fiducia quando ero persa nel mio mondo fatto solo di Dario...non sono cose che si dimenticano.
Questa fine estate, nella mia crisi peggiore, è da lei che ho trovato rifugio e che è stata la mia roccia.
Ora parte, domani alle 6.30 inizierà la sua avventura a Bohn, dove si dedicherà a quello che ha sempre desiderato fare: un grande lavoro qual è l'essere una fisica e fare ricerca e anche se lei sa che per me è inconcepibile anche solo pensare di studiare tutta la vita, spero sappia anche che sono orgogliosissima che lei, invece, ne sia capace e felice!
Noi ci siamo sempre chiamate Silente (lei) e Severus (io), in onore dei nostri personaggi di H.P. preferiti, ma forse siamo più come Harry e Ron, diversissimi per temperamento ma con la stessa visione del mondo.

Negherei la verità se dicessi che l'idea di non averla più a una fermata di metrò di distanza non mi turbi un po', anche se, da quando si è cresciute e gli impegni si sono moltiplicati, ci si è viste di meno, ma è solo l'idea; come mi ha scritto lei, "se penso a te, non mi sembra di andare lontano" ed è proprio così...
noi saremo vicine per sempre! <3

venerdì 22 marzo 2013

La Camomilla notturna

Camomilla all'una e mezza di notte per cercare di mettere la parola Fine su una giornata con la tensione a fior di pelle. Sono stanca di dovermi imbarcare sulle navi degli altri in balìa delle loro  tempeste.
"Fragile e piccola, avevi tutte le tue paure...mi costringevi a nasconderti le mie".
Forse è così che ho imparato a dimenticarmi che , a voler ben guardare, i miei drammi e traumi li avrei avuti anch'io. Perchè c'è sempre stato qualcun'altro da ascoltare e consolare, a cui ogni giorno pareva essere crollato il mondo addosso per qualcosa. Anche sciocchezze. In questo modo, non avendo tempo di pensarci, non ho dato modo ai miei guai di diventare grandi e importanti nella mia testa.
Teoria interessante...

Adesso spero di calmarmi e di riprendere il controllo: cinque giorni in casa di tua madre e tua sorella per l'influenza, a 27 anni possono avere effetti alla Psyco. :-)
Ma domani rivedo i miei piccolini di prima che mi sono mancati e sono contenta. :-)

N.b. È raro che il titolo di un mio post non sia evocativo di qualcosa, almeno per me. Qualcuno trova assonanza tra quello dell'intervento di oggi e un titolo a tema floreale giusto "un tantino" più famoso?
Mi raccomando, non inondatemi la pagina di messaggi, eh... :D
Ciao!

mercoledì 20 marzo 2013

La prima scelta che mi ha cambiato la vita

Non mi sono accorta degli effetti che avevano su di me gli ormoni fino a che non ho interrotto la loro assunzione e anche dopo mi ci è  voluto all'incirca un anno per iniziare comprendere che gli sbalzi di umore e le sensazioni inspiegabili che avevo provato erano causati da queste meravigliose sostanze che giorno dopo giorno, per due anni, avevo dato al mio corpo, prima attraverso Nuvaring e successivamente con la pillola Yasmine.
Non ero affatto contenta di assumere costantemente sostanze sintetiche perchè, anche se non avevo ancora maturato la consapevolezza attuale sulla verità legata al mondo degli ormoni, ho sempre creduto che meno prodotti artificiali si assumono meglio è ed accettavo il compromesso solo perchè, per me, l'astinenza non era un'ipotesi attuabile, sotto molti aspetti (non per ultimo quello psicologico) e allora credevo che non esistessero alternative valide.

Decisi di interromperne l'assunzione un po' per caso: anche se ero ormai secca e arida e il desiderio era quasi del tutto sparito, fu il fatto che una mia cara amica avesse deciso di smettere di usare la pillola per il timore degli effetti collaterali che fece decidere anche me.
Ma cosa mi spingeva, adesso, a permettermi una scelta che per i  due anni addietro mi era sembrata impossibile?
Qualche mese prima, navigando in internet, mi ero imbattuta in un microscopico link pubblicitario che chiedeva:
Desideri un metodo di contraccezione naturale sicuro al 99.3%?

Molto sarcasticamente, avevo seguito il coniglio bianco ed ero arrivata a questo sito:

www.babycomp-it.org

Semplicemente, quando decisi di interrompere la pillola pensai di tornare a dare un'occhiata a quel sito...
e da allora la mia vita è cambiata. :-)

A Luglio saranno 3 anni che utilizzo il mio LadyComp e non potrei essere più felice di così!

Per una spiegazione tecnica sull'utilizzo di questi apparecchi vi metto il link al mio piccolo canale youtube, (che devo decisamente decidermi ad aggiornare) e a qualche forum o sito dove reperire informazioni.
La cosa importante ora e qui, è dirvi che da quest' avventura è nata un primo, grande viaggio verso il mondo più segreto delle donne, quello fatto dai ritmi del nostro corpo, dalle energie che il ciclo mestruale produce, dalla vera femminilità, che la società moderna rinnega e che dobbiamo riscoprire.
Tutto questo è stato possibile perchè il metodo Babycomp è un metodo di protezione da gravidanza indesiderata che pone la donna in un ruolo attivo. Non si tratta più di assumere una pillolina magica (o potrei meglio dire maledetta) e lasciare a lei il compito di spegnere il nostro corpo affinchè non si compia quanto sarebbe giusto che si lasciasse avvenire perchè naturale, ma chiede un' assunzione di responsabilità, una presa coscienza di come funzioniamo e di quello che ci accade e da lì, di  compiere il semplice gesto quotidiano che ci può proteggere veramente con le stesse garanzie  di una pillola. Ma senza gli effetti collaterali! :-)
Perchè la natura fornisce già tutte le risposte, ormai è il mio motto! :-)

Per la prima volta mi sono sorpresa di come si possa arrivare all'età adulta con così poche informazioni, frammentarie  e disconnesse, sull'essenza del nostro essere donne e sono stata catapultata in un vortice di tematiche affini, tra spiritualità e stile di vita naturale.
L'aver scoperto cosa gira intorno agli ormoni artificiali, come può essere bello vivere più consapevolmente il proprio essere donna e abbracciare una filosofia di vita più naturale mi ha resa una donna migliore.
Più sicura e più serena, perchè più informata e quindi più libera.
Desideravo vivere nel modo più armonioso possibile e Ladycomp me ne ha dato la possibilità, mi ha fatto reimpossessare dell'orgoglio di sapermi donna e della possibilità di fare per la mia vita scelte più rispettose del pianeta in cui vivo, che per me è fondamentale.

So che ho fatto un discorso che sembra la trama di un libro e non la sua narrazione, ma fare un sunto di un percorso di tre anni e che ancora continua è veramente difficile!
Vi lascio comunque una piccola bibliografia, corredata da qualche parola sui temi affrontati nei libri che ho letto, anche se per lo più il materiale si reperisce sul web.
Io mi sono formata su un forum veramente molto ampio e fornito ma che ora è diventato a pagamento e che quindi, personalmente non vi consiglio, perchè potete trovare un sacco di ragazze disposte a darvi le stesse informazioni e tanto aiuto a titolo gratuito, solo per amore degli ideali di libera scelta e di vita meno artificiale in cui credono.
Una sono io, scrivetemi, anche privatamente, se avete domande, dubbi o perplessità, sarò contenta di condividere con voi quel che so, che non è tanto, ma che per me è stato sufficiente per aprire un mondo.

Ciao! :-)

Bibliografia:

Sui danni fisici, psicologici, gli interessi economici, le ricerche condotte, le insabbiature e tutto quello che gira intorno al mondo degli ormoni sintetici, sia a scopo contraccettivo che come presunta cura per i disturbi della menopausa:

"La verità sugli ormoni"
di Sherril Sellman

Sulla riscoperta del femminile, i problemi mestruali legati al rifiuto della propria femminilità, la negazione del femminile nella società moderna e una proposta di percorso d'aiuto alla ricerca del femminile perduto e di un ritrovato benessere nei giorni del mestruo:

"Mestruazioni"
di Alexandra Pope

Consiglio poi la lettura del blog di babycomp:
www.babycomp.blogspot.it

Il mio canale youtube è:
"EhiNatura"
Non è molto aggiornato, perchè nel frattempo mi sono laureata, sono andata a convivere, ho comprato casa, sono tornata da mia mamma, ho iniziato a lavorare, ho ristrutturato casa nuova...un sacco di cose, insomma, ma appena riuscirò, voglio fare altri video sul metodo e rifare quello del gesto quotidiano, che ha ricevuto un po' di critiche per la lunghezza, da parte delle mie amiche.

Scusate se sono stata un po' aleatoria: un po' scrivere il blog con il cellulare limita di molto le mie capacità sulla revisione del testo dopo la prima stesura, un po' é un mio difetto, un po' sono nel mezzo di un trasloco  (il mio!!!) e non ho sottomano i libri da cui avrei potuto citarvi passi suggestivi e più validi di mille mie parole. :-)

Spero comunque che questo post vi trovi e vi trovi bene. :-)

SERENA