domenica 28 aprile 2013

La lingua ostile

Se c'è una cosa che mi manda in bestia è la supponenza di chi crede di sapere cosa passa nella mia testa e si prende anche la libertà di farci su discorsi e/o morali.
Lo trovo fastidiosissimo, oltre che assurdo, perchè tengo molto al rispetto dell'altro durante l'atto comunicativo e ci sono alcuni punti fondamentali su cui non transigere per non bloccare la comunicazione.
In realtà la Scienza della Comunicazione ha identificato parecchie "regole" da tenere a mente quando si dialoga; diciamo, però, che quelle che mi stanno più a cuore sono le seguenti.

1) non esprimere mai un giudizio sulla persona ma sulle sue azioni. È una regola importantissima perchè rispetta l'integrità dell'individuo senza porsi in un atteggiamento di prevaricazione. Devo dire che mi sono auto-ammaestrata a eliminare praticamente completamente dal mio vocabolario le espressioni associabili alla persona ("Tu sei...", "Tu sembri...") e per me è diventata una forma di rispetto tanto basilare che la pretendo anche dagli altri. Non riesco ad avere una comunicazione serena con chi ha l'arroganza di dare un giudizio su di me.
Prima regola da seguire anche come maestra.

2) Non comunicare con lo scopo di convincere.
Chi parla con l'intento di dimostrare che la propria tesi è corretta, che la "verità" è dalla sua parte, che si dovrebbe, alla fine, convenire sul fatto che la propria visione delle cose è preferibile, non ha rispetto dell'individuo con cui sta comunicando, in quanto - in cuore suo - ritiene che l'altra persona non abbia diritto ad avere la propria idea e il tempo di far proprie le parole dell'altro e renderle oggetto di meditazione personale.
Per altro, l'intenzione di convincere traspare involontariamente nei gesti e nei toni di chi parla e questa percezione vanifica qualsiasi tentativo di raggiungere il proprio obiettivo, per un meccanismo mentale di difesa per cui si tende a respingere ciò che gli altri vogliono spingerci ad accettare. Per questo i pubblicitari mirano a convincerci che abbiamo bisogno di fare determanati acquisti, perchè così assecondare la spinta del marketing sembrerà una risposta naturale ad uno stimolo interno.
In ultima battuta una posizione che può essere assunta come propria solo per mezzo di una conversazione in cui la si espone si presenta veramente malissimo, come banale e superficiale,  praticamente si inflaziona automaticamente e diviene controproducente per se stessa.

3) Ascoltare autenticamente l'altro.
Vuol dire cercare di sospendere il giudizio e il pregiudizio e non compiere l'errore di mistificare ciò che questi dice sotto l'influenza delle nostre personali convinzioni su quella persona e le sue idee.
Penso sia una questione di rispetto e quando qualcuno mistifica le mie parole e mi attribuisce parole, pensieri ed idee non mie mi sento profondamente offesa perchè viene calpestata la mia identità di individuo unico e complesso. Inoltre mi danneggia due volte, perchè automaticamente, la volta successiva in cui mi troverò a dover affrontare lo stesso tipo di conversazione con qualcun'altro, avrò in partenza più timori ed eretto più barriere, perchè a nessuno piace essere giudicato, aggredito e snobbato. Comunicare trasmettendo ansia, insicurezza e timore non è, però, efficace per aprirsi all'altro. Ecco perchè dico che da atteggiamenti comunicativi sbagliati vengo doppiamente danneggiata.

Con l'avvento dei social network aggiungere anche una regola di netiquette:
non usare la bacheca altrui come il proprio palchetto personale per i propri comizi virtuali. Qualunque sia l'argomento. :-)

Data la complessità e la controversia degli argomenti a cui sempre più spesso si associano le conversazioni in cui sono coinvolta - antispecismo, vegetarianesimo, animalismo, medicina alternativa, biologico - mi pongo in partenza in condizione di accettare punti di vista alternativi al mio e devo dire che fino ad ora mi sono sempre imbattuta in persone che, magari commettendo le tipiche obiezioni che stanno un po' strette, si sono però rivelate aperte e rispettoso, ma penso che molto faccia davvero il modo in cui si comunica.
Credo - e spero sia così - che le persone con cui ho parlato non abbiano mai sentito da parte mia la brama di portarle dalla mia parte, di "convertirle", nè la sensazione sgradevolissima di essere giudicate.
Penso davvero, davvero, davvero che, se una rivoluzione in certi costumi e modi di vivere possa essere fatta (e certamente me lo auguro), sia frutto dell'esempio virtuoso di chi cambia senza inveire, giudicare o forzare qualcuno a fare altrettanto.

Volendo convincere qualcuno  non si ha mai convinto nessuno.

lunedì 22 aprile 2013

Cuanta pasiòn en la vida, cuanta pasiòn

A volte mi è capitato che qualche bambino mi abbia chiesto se mi piacesse di più essere piccola o essere grande. Io rispondo senza un attimo di esitazione che mi piace duecento mila volte di più essere cresciuta, perchè ora posso fare quello che voglio, andare dove voglio e rendere la mia vita proprio come mi piace che sia.
Per i bambini è importante - seppur comprensibile solo fino a un certo punto - sapere che c'è un'alterativa alla sensazione di dipendenza pratico-emotiva dalla famiglia in cui si cresce (soprattutto quando l'ambiente non è sereno), ma per gli adulti è indispensabile.
Eppure sono una percentuale irrisoria quelli che arrivano all'età adulta consapevoli di poter e di dover giocare un ruolo attivo nella propria vita e vivono assecondando la direzione della corrente, anzichè costruire vele per poter sfruttare il vento a proprio favore.
Sono le esistenze  di quieta disperazione di cui parlava il professor Keating de L'attimo fuggente, attraverso i versi di Thoreau? Io credo di sì.
Credo che qualcuno ignori che la vita non è fatalismo se non nella misura in cui noi lo accettiamo e credo che qualcun'altro sia parimenti indolenzito nell'abitudine a mettere in discussione le cose di ogni giorno o malato di pigrizia mista a rassegnazione.
Perchè lo dico? Non lo so, solo mi andava di segnalarlo, di far notare che possiamo decidere di avere un ruolo più attivo su qualsiasi aspetto della nostra vita, perchè ho sempre tratto molto beneficio dal non dare nulla per scontato e non accontentarmi mai.
Come dice Renato:
"La differenza nel vivere la fa l' intensità."
Questa intensità, la possibilità di regalarsi il modo migliore possibile di vivere, il trovare una passione e vivere per essa e anche e soprattutto concedersi lo spazio di cercare cosa ci fa felici senza temere di doverci sentire in colpa, dovrebbe essere un traguardo per l'età adulta, perchè finalmente, con un'emancipazione economica anche solo parziale, possiamo dare davvero alla nostra vita la tonalità che vogliamo.
Io sono quasi ossessionata dal fare una vita che mi piaccia, che io possa dire che amo, tanto che non comprendo - e trovo allarmante per l'entità dello spreco che produce - il limitarsi ad assecondare la vita quotidiana così com'è...
Ci vuole un po' di coraggio a fare qualcosa che piaccia davvero e un po' di vitalità per decidere di cercarla, ma...perdinci! Non vale forse la pena, considerato che, fino a prova contraria, questa è l'unica esistenza che abbiamo?!
Mi chiedo se questo post non sembrerà un pour parlè da benpensante, ma le persone poi si lamentano delle loro vite piatte e senza emozioni, non ne sono felici!
Eppure, all'insoddisfazione va di pari passo un'inerzia che mi chiedo se cresca in misura direttamente proporzionale alla prima...
Per me l'età adulta e la sua conseguente emancipazione ha portato ad una libertà mentale, un'estensione dei miei possibili orientamenti di vita ad uno spettro tanto ampio che vorrei che ciascuno potesse sentire questo stesso potere nelle sue mani...

Credo che, al di là delle misure di tamponamento per imparare tardivamente ad essere padroni presenti della propria vita, un grande lavoro si debba fare con i piccoli, abituandoli a rendersi conto che in ogni momento possono fare scelte ed utilizzare strategie per aggiustare ciò che della loro vita non li soddisfa.
Credo che in questo modo abbiano buone possibilità di diventare adulti che non vivono di uno statico immobilismo.
Se c'è una qualità che ho e che fa veramente la differenza nell'intensità del mio vivere, è la capacità di cercare di divertirmi sempre il più possibile e infatti, uno dei complimenti più belli che mi abbiano mai fatto, fu dirmi, già tanti anni fa: "Sei una bomba ad entusiamo!"
Amici, cercate di apportare quei piccoli aggiustamenti in ogni situazione che possono fare veramente la differenza: ho circa 250 "amici" su fb ed i profili che guardo sempre con piacere sono quelli di coloro che hanno trovato la loro strada per vivere la vita in modo intensamente entusiasmante.
Ad esempio, una mia amica è capitano della squadra italiana di pattinaggio sul ghiaccio sincronizzato, gira il mondo e la vedo appassionata da morire...una volta, scrivendoci, mi ha fatto i complimenti per "l'audacia" della danza del ventre e mi ha detto "Le persone passano il tempo a lamentarsi di come le loro vite siano piatte e noiose ma non prendono mai il coraggio di cercare qualcosa che le appaghi davvero"...è esattamente così.
Però la bravissima Chiara non basta come esempio per spronare a cercare il meglio per se stessi anche da adulti. Almeno, non sarebbe bastato per me se questo discorso me l'avessero fatto nei miei anni inerti, perchè mi sarei mortalmente avvilita dal fatto che lei pattina da quando aveva quattro (se non due) anni e avrei pensato che per me era troppo tardi.
Ma troppo tardi per cosa?! L' obiettivo non è cercare qualcosa in cui emergere, ma qualcosa che ci piaccia fare da morire! Per anni non ho fatto nulla pensando che era troppo tardi per tutto, perchè non avrei mai potuto "diventare qualcuno" in qualcosa iniziando a 18, 20, 22 anni.
Praticamente, secondo la mia personale visione delle cose, la mia data di scadenza era già passata da un pezzo.
Accidenti, siamo portati a credere che il fine ultimo delle cose sia ottenere un riconoscimento da qualcun'altro, ma ovviamente, finchè non si esce da quest'ottica si rimane fermi immobili a guardare terrorizzato la propria vita: non sta funzionando niente, perchè la tua crescita procede inesorabile e non sei ancora diventata una scrittrice, una fotomodella, una scienziata bioatomica, una rockstar, la protagonista di un reality, la particella di Dio...
Se però, per caso, ti capita di imbatterti nella passione della tua vita, ecco, lì tutto cambia: inizi a fottertene alla grande di emergere in ciò che fai, la realizzazione più grande e lo scopo ultimo del tuo agire è il benessere, il puro godimento che viene dal semplice agire.
Detto questo, per chi, come la me di un tempo, soffre di sindrome da "Dovevo iniziare da piccola, ora non ha più senso", cito altri due esempi da facebook.
Parlo di due ragazzi con cui ho fatto le scuole superiori e che hanno intrapreso bei progetti finito il liceo, perciò in età pseudoadulta. :-)
Entrambi, con due generi molto diversi, stanno "vivendo di musica" e non nel senso che riescono a viverci praticamente nè che hanno raggiunto la notorietà, ma che con la musica alimentano il loro fuoco personale e l'energia che trasmettono è la prova, io credo,  del loro vivere intensamente.
Gabriele è volato in Sud America e ora suona nei locali portando in giro la sua chitarra, la sua armonica a bocca e la sua voce.
Matteo, insieme a due amici, autoproduce in toto le sue "Verità con classe", che poi canta e condivide attraverso youtube e i cui ritornelli mi mandano in trip.

Pensierino del giorno, alla fine di tutto ciò: vorrei tanto che ciascuno trovasse quel qualcosa che è in grado di fare la differenza tra una vita vissuta e una vita goduta: una grande passione.
E per i piccolo mi vengono in mente questi famosi versi di Gianni Rodari, spesso usati per salutare i piccoli che si apprestano a lasciare la scuola dell'infanzia per la primaria.

« Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: - Buon viaggio! »

(Gianni Rodari, Il giovane gambero, da "Favole al telefono")

Qualche info:

Chiara
www.hotshivers.it

Gabriele
http://m.soundcloud.com/gabrielebattiato

Matteo (Vero su Bianco)
http://www.youtube.com/watch?v=c8aUiGIueKY&feature=youtube_gdata_player

Il titolo del post è tratto dai primi versi della canzone cantata da Paolo Conte, "Cuanta pasiòn", l'immagine che accompagna il testo è la foto di un dettaglio della mia pancia, nel momento più bello delle mie giornate appassionate. <3

sabato 20 aprile 2013

Aprile

Siamo in Aprile e ormai abbiamo imparato a fare tante cose. Sappiamo leggere e contare, scribacchiamo e riusciamo a stare più attenti al nostro materiale. Sappiamo mantenere più alta l'attenzione per più tempo e seduti anche molti minuti.
Abbiamo fatto abbastanza amicizia e sappiamo chi sono i nostri compagni preferiti e le materie che ci piace di più affrontare.
Iniziamo a chiedere alle maestre se saranno con noi anche l'anno prossimo e se saremo promossi.
A volte, se auguzza le orecchie e fa finta di occuparsi d'altro, l'insegnante può sentire qualcuno discutere sulla grandezza del mondo e l'estensione dei numeri: "Ti dico che l'Italia non è tutto il mondo!"..."Una bambina di seconda mi ha detto che dopo l'unmilionecentomilamilioni i numeri finiscono..."...

È bellissimo ascoltare i pensieri e le domande dei bambini sul mondo...sono, fra tutte le persone che mi circondano, i più grandi estimatori di esso così com'è.
Mi fanno anche pensare, i loro discorsi...all'home schooling e a tutti i suoi derivati più estremi...
È vero, in alcuni luoghi la pratica scolastica è così povera e svilente della naturale predisposizione dei bambini ad apprendere che non avrei problemi a consigliare di tenere i figli a casa se solo possibile, ma non va dimenticata la più grande scoperta della psicopedagogia moderna: la conoscenza è un'opera di continua co-costruzione di significati condivisi e negoziati, che dalla comunità prende i suoi codici e  che nella comunità si realizza.
C'è un nucleo di di mediazione sociale che il bambino privato della compagnia dei coetanei non potrà mai sperimentare e non basta portarlo al parchetto per rimediare: la scuola è lo spazio dove, garante una maestra con le contropalle, i bambini possono davvero sperimentare quel processo di ricerca criticamente condivisa e mediata che sta alla base del pensiero divergente di cui i più ragionevoli pedagogisti parlano e che non è solo un di più nella maturazione sociale di un individuo, ma è la prima base per interiorizzare la più grande verità che regola il mondo:
non esiste mai una sola verità.

lunedì 8 aprile 2013

L' Alba della mia nuova vita di campagna

Stamattina ho visto sorgere il sole dal pullman.
Lo scrivo con emozione e tanto orgoglio, perchè stimo il Sole (quanta arroganza in queste mie parole) e gli conferisco l'autorità e la magnanimità che attribuisco a grandi uomini dalla vita illustre e immense doti umane.
Stimo il sole...la distanza che si è venuta a creare tra gli uomini e la natura in cui sono immersi può essere, forse, espressa al meglio in queste parole che mi sono uscite ingenuamente dalla tastiera, prima che, ad una rilettura, mi apparissero in tutto il loro vero significato.
C'è stato un tempo in cui eravamo consapevoli di pancia che il sole, così come altri elementi del creato, occupano una posizione di maggior rilievo rispetto a noi pidocchiosi bipedi col pollice opponibile e lo smartphone in mano, prima e oltre ad esserlo per conoscenza razionale.
Ma oggi il sole...chi se lo fila?
Entrano in classe i colleghi e mi domandano perchè faccio lezione con le luci spente...qualcuno mi chiede se tengo le luci spente per il risparmio energetico così come non uso il bianchetto perchè inquina...la ragazza stramba col pasto vegano è tutta strana!
Ma...ehi...ragazzi...non so se ci rendiamo conto...stiamo parlando del sole!!
A me stamattina sembrava di vedere davvero il cielo per la prima volta dopo tantissimo tempo! Eppure vado in montagna, al mare... di orizzonti ne vedo...
Quando, però, posso dire di essermi svegliata prima dell'alba e aver visto il rosa e l'indaco mescolarsi?
Certo, ho sempre abitato a due passi dalla metro, in centro a Milano...che necessità c'era di svegliarsi mezz'ora prima del necessario? E sto sparando sulla croce rossa, badate bene, perchè io adoro dormire e mi sveglio sempre all'ultimo momento.
Ma allora, qual è il senso in ciò che scrivo?
Il senso è che spesso ciò che ci è così facilmente e abbondantemente fornito non ci aiuta, o almeno non del tutto. Ci abituiamo ad usare la luce a neon anche nelle giornate di sole e ci convinciamo che, alla fortuna di poter dormire di più al mattino, non corrisponda una equivalente contropartita.
Ma dimenticarsi dell'alba, del sole, della poesia di un giorno che nasce, non è una terrificante perdita?
Da quando ho comprato casa a 45 km da dove lavoro tutti mi dicono, comprensibilmente e ragionevolmente, che sarà una mazzata...se non vinco il "Concorsone" è ragionevole pensare che io debba fare 90 km al giorno per i prossimi otto, dieci anni e questo dato mi sembra tragicomico, considerato che oggi è il primo giorno della mia vita in cui la mia sveglia è suonata alle 5.30 e mi immagino un cuscino sotto la testa da quando mi sono infilata le ciabatte, ma ho goduto della metro sotto casa per tutta la vita, ora non desidero altro che il rovescio della medaglia, la contropartita, il secondo piatto della bilancia...ora non desidero altro che poter tornare a contemplare il sole senza provare la sensazione di non vederlo da una vita!

Mattina.

«M'illumino d'immenso »
                         
                        Giuseppe Ungaretti
                    

sabato 6 aprile 2013

Epifanìa

Sono da sola seduta sul divano di casa, della mia nuova casa, quella che con l'amore della mia vita abbiamo comprato il 19 Luglio 2012 e che è diventata vivibile ora, dopo tanti, tanti lavori. C'è silenzio, la tv è spenta e l'ora tarda accoglie solo la voce di un solitario cane che abbaia.
Oggi è stata una giornata un po' catartica...niente a che vedere col modo molto easy con cui eravamo entrati nella casetta che avevamo preso in affitto nel Settembre del 2011, quando avevamo deciso di andare a convivere.
Oggi, quando abbiamo deciso che sarebbe stato il giorno fatidico in cui saremmo rimasti a dormire qua, mi sono sentita dapprima euforica, per la grande, nuova avventura che sta per iniziare, ma poi, una volta che mia madre è uscita e ho messo nello stereo il nuovo Cd di Renato Zero, AMO, raccogliendo per casa le mie medicine da mettere in borsa, istantaneamente è passata nella mia testa l'immagine della mia mamma, mi sono sentita un groppo in gola e ho iniziato a piangere.
Ho pianto principalmente d'amore e di gratitudine, per tutto quello che ha fatto per me, per come mi ha riaccolta in questi nove mesi da profuga e per come, con tutti i piccoli gesti di ogni giorno,  mi ha dimostrato la sua gioia nello stare con me e quanto una mamma sarà sempre, eternamente felice, del ritorno a casa del suo Cucciolo, per poco o tanto che sia.
La sua dedizione nel prendersi cura di me è stata in mille cose e so già che gli esempi che avrò per sempre più nel cuore sono la tenerezza con cui spesso mi seguiva con tutte le mie pastiglie e il suo alzarsi sempre con me, solo per il piacere di prepararmi la colazione con un frutto sempre fresco.
Quando si vive con i genitori non appare così chiaro quanto l'altro, una volta che sei diventato adulto, apprezzi ancora la tua compagnia, ma il distacco aiuta, perchè ci si vede e ci si sente quando davvero lo si vuole.
Almeno, per me è così ed è giusto che lo sia.
Io, tornando a casa, ho visto con i miei occhi che un figlio potrebbe tornare al nido dieci, cento, mille volte e la sua mamma lo vorrebbe con la stessa identica naturalezza di quando ancora non se n'era mai andato e ora sono pronta a ripartire, sapendo che - come è stato per la prima volta - sentire il desiderio di cercare mia madre e di passare del tempo con lei solo e soltanto perchè lo desidero, è il valore aggiunto al nostro rapporto.
Vuol dire che abbiamo costruito qualcosa e qualcosa di bello, soprattutto, che non siamo vittime di sensi di colpa o del dovere.
Io gliel'ho detto chiaramente: "Tu sai che io non ti chiamerò tutti i giorni o non correrò qui appena ho un momento libero perchè tu sei da sola. Perchè il "Poverina", che troppe volte ha caratterizzato il mio modo di riferirmi in passato a mia madre, è un termine che veicola un senso di pena e che attribuisce all'altro il ruolo di inetto a vivere che non fa davvero per una donna tenace e coraggiosa come la mia mamma.
Il "poverina/o" toglie dignità alle persone.
So che mia madre mi ha capita al volo e concorda pienamente su tutta la linea. Penso che per una madre, quando una figlia è cresciuta, vedere che è riuscita a costruirsi una propria indipendenza psico-affettiva, sia un piacere e un motivo di tranquillità enorme. Forse il maggiore, insieme alla salute.

Stasera è il momento del timore, invece.
La casa è grande e nuova...ci sentiremo il calore che avevamo nei nostri 50mq scarsi?
Siamo stati tanto divisi, dopo aver vissuto insieme un anno...ci ritroveremo come coppia?Sentiremo il senso di "Tu sei la mia casa" che provavamo prima e quella splendida complicità che c'era tra noi?
Sono bruttina e malaticcia, con sintomi che vanno dal fastidioso all'imbarazzante e continuano a sfogarsi in quei punti su cui una ragazza dovrebbe brillare.
E se stasera, tornato da lavoro, gli aprissi la porta e guardandomi davvero per la prima volta l'incantesimo svanisse?
Eccolo. È arrivato.