mercoledì 27 febbraio 2013

Piccole, innocue bugie

Mi fa senso camminare sui tappeti fatti con la pelle di mucca dell'Ikea.
E in tutto il negozio, l'altro giorno, pareva fare senso solo a me e a una bimba che avrà avuto quattro o cinque anni, che diceva al suo papà, preoccupata: "Ma è di mucca vera? La mamma dice di sì..." e il papà la tranquillizzava, dicendole che la mamma si era sbagliata.
Può darsi che quel padre fosse veramente in buona fede, perchè la metà delle persone che frequentano il luogo pensa che quei tappeti siano finti, ma il fatto è che gli adulti, di fronte all'angoscia e al rifiuto dei bambini verso le crudeltà sugli animali, preferiscono dire una bugia e poi chiudere gli occhi e andare avanti, senza porsi le domande legittime che lo sdegno dei nostri piccoli, più sensibili di noi adulti, potrebbe far nascere.

Quando siamo stati a scuola natura i bimbi hanno visitato una bottega antichissima che produce oggetti in cuoio. Io sono rimasta fuori, c'erano abbastanza adulti e così ho preferito non entrare, avendo uno spiacevole senso di disagio.
A ciascun bambino veniva fatto acquistare un braccialetto e in cambio la visita al laboratorio è stata gratuita.
Ho saputo che durante il racconto di come si produce il cuoio, mentre i loro braccialio erano già in lavorazione, molti bambini si sono sdegnati nel sentire che questo materiale altri non è che la pelle della mucca morta e qualcuno non voleva più indossare il suo...a quel punto un'insegnante è intervenuta, dicendo ai bambini che la mucca era già morta al momento di prenderle la pelle e così ha riportato la calma.
Bel colpo.
Peccato che, facendo così, ogni volta che i nostri piccoli intravedono la crudeltà dietro ai nostri gesti di tutti i giorni, anzichè promuovere una personale ricerca del giusto e del vero, chiudiamo loro gli occhi con tante piccole, sporche bugie.
Mi sono chiesta cos'avrei fatto io, o meglio, cos'avrei potuto fare, perchè mai saprò se ne avrei avuto davvero il coraggio. Alla fine credo che una buona mediazione sarebbe stata dire: "Bambini, il cuoio si fa così, questa è la verità. Ora: chi vuole il suo braccialettino lo può prendere, non è una cosa che è vietata, chi non lo vuole non lo compri" e poi avrei messo i 3 euro per tutti i bambini che avrebbero rinunciato. Questo giusto perchè ho le facoltà intellettive per capire che probabilmente il bottegaio vive delle visite delle scolaresche e non perchè sia esattamente la cosa migliore da fare.

Ieri, dopo tanti mesi, ho finito di leggere Gabbie vuote, un saggio di Tom Regan che mi ha accompagnata in un viaggio all'interno di tutte le torture perpetrate sui poveri animali per il piacere e il vezzo di noi umani.
Tom Regan conia il termine di Temporeggiatore per parlare di tutti coloro che sentono dentro di sè la spinta ad una nuova sensibilità verso le altre specie e che passa ogni giorno a pensare, cercare, ponderare, fare un passo avanti, farne cinque indietro per guadagnare con fatica e sudore ogni centimetro in più verso il proprio cambiamento percettivo. Coloro, cioè, per cui non c'è niente di facile né di scontato nel discorso animalista, che hanno paura, rimostranze, remore...ma che non scacciano dalla testa il tarlo che li arrovella solo perchè porta con se ansia, paura, preoccupazione.
Regan definisce egli stesso un temporeggiatore e il libro è, infatti, imperniato di un senso di solidarietà e comprensione che consente di portarte avanti una lettura pesante, sapendo che chi scrive, pur essendo uno dei massimi esponenti mondiali del movimento animalista, non si aspetta nulla e in nulla ti fa sentire sotto giudizio né sotto lente morale, ma vicino ad un amico che ci è già passato.
Vorrei condividere qui la fine del libro di Regan, perchè mi ha davvero commossa.
Ho trovato in lui una bontà, una comprensione per tutto quello che può spaventare ciascuno di noi, che in molti altri animalisti non trovo. Forse perchè Regan, più che di un animalista, ha i tratti di un antispecista...non so.
Comunque sia, il suo libro è un regalo crudelmente meraviglioso, dà voce a tutti gli animali sventrati per la nostra pancetta nell'amatriciana, per il nostro portafogli, per le nostre medicine, per le nostre risate di fronte a un delfino che sembra riuscire a giocare a basket, ma che in realtà sta facendo solo ciò che gli addestratori lo costringono a fare se vuole ricevere una razione di cibo.
Tutti dovrebbero leggere Gabbie vuote e nessuno dovrebbe dire a un bambino che la pelle della mucca la prendono quando Lei è già morta.

"Ho dedicato questo libro ai temporeggiatori, ovunque si trovino [...]. Poichè io stesso sono stato un temporeggiatore, mi sento veramente solidale con coloro che si arrabattano, facendosi domande e trovando risposte; provando una strada e poi un'altra; facendo progressi, a volte rapidi, a volte lenti, verso una maggiore coscienza animalista; considerando gli altri animali, anche se di sfuggita, come individui unici meritevoli di rispetto. Ciò che mi ha spinto a scrivere questo libro è la possibilità di dire qualcosa  che possa aiutare qualche temporeggiatore, in qualche modo e ovunque si trovi, a continuare ad andare avanti, a continuare a crescere contro il modo in cui il nostro paradigma culturale dominante valuta lo stato morale degli animali.
Forse tu sei quel temporeggiatore."




venerdì 22 febbraio 2013

Chi vuole fare il Capo?

Quindici piccoli nasi di sei anni all'insù. Qualcuno torna ai suoi giochi e alle sue faccende dopo pochi istanti, altri vengono a domandare spiegazioni, qualcuno rimane interdetto ad osservare la scena, con il faccino preoccupato. Pasquale, affettuosamente soprannominato Pachi, si immobilizza a pochi passi di distanza, il viso veramente triste e sofferente.
" Pachi, cosa c'è? Ti disapiace per il nostro bel trenino? "
Cenno silenzioso di assenso. Anche a me dispiace. Allora mi chino, me lo prendo vicino e gli parlo mentre gli accarezzo il pancino.
 " Non ti preoccupare. Giovedì quando torniamo rimettiamo tutto com'era fino a ieri. Neanche una settimana e torna tutto come prima! "

Ma ci ho tenuto a spendere qualche minuto per raccontare cosa succede, domani, di così tanto importante, da giustificare di derubarci così di quello che rendeva un'aula anonima e piouttosto sporca e bruttina, nella nostra classe. Siamo l'ultima ruota del carro? Concedo il punto di domanda, perchè non so quali siano tutte le motivazioni che stanno dietro alla scelta delle scuole come sede elettorale, ma penso che, se si usassero spazi come la palestra, la mensa, la sala medica, l'aula video, l'aula docenti...si potrebbero continuare ad utilizzare come seggi le scuole, senza costringerci a fare un gesto che, per come l'ho vissuto io, grida proprio che siamo sempre gli ultimi tra gli ultimi.
 Ogni disegno staccato, ogni quaderno, libro, materiale messo via, è una dichiarazione di sottomissione ad un sistema che ci ignora e solo in apparenza ci tutela.  
" Ma le maestre sono sempre a casa! E le vacanze di Carnevale...e le elezioni...non è giusto! Tralasciando il fatto che, se una fa la maestra, vorrebbe anche starci con i bambini e non è così automatico gioire per il fatto di essere a casa, io mi chiedo quale altra categoria accetterebbe di spostare, togliere, eliminare tutto quanto prodotto con la propria opera, per fare largo alle cabine elettorali e alla loro presunta imparzialità.
Boh, forse sono io che l'ho presa troppo male, ma quando sono entrata e la nostra classe era tornata bianca, spoglia, con quel deprimente intonaco bianco sporco che aveva a Settembre, ho pensato che, veramente, se si chiede alle insegnanti di fare questo, vuol dire che non si è capito niente di cosa si costruisce, nel tempo, con i bambini. E quando i piccoli sono rientrati dal bagno e mi hanno trovata a togliere il trenino gigante con la scritta "Si parte!", dove avevamo appeso tutte le loro foto e che avevano trovato già in classe il primo giorno di prima elementare, mi sono sentita veramente vittima di una grande ingiustizia. Privata di un pezzettino della dignità che c'è nel mio lavoro.
Tutti i bambini erano allarmati:
 " Ma perchè? "
" Ma rimetteremo i disegni? "
 " Ma ci sono ancora io? "
" Ma non si rovineranno le nostre cose? "
" Ma poi torniamo a scuola? "

 Con la collega di religione, piuttosto sarcasticamente, abbiamo dovuto constatare che, in effetti, il nostro bel treno di cartoncino e la sua scritta, erano un chiaro inneggiare a dare il voto ad un partito che sostenga la Tratta ad Alta Velocità...
Davanti ad uno scempio simile, era d'obbligo spiegare ai bambini cosa sono le votazioni e perchè sono così importanti da giustificare che qualcuno abiti la nostra classe quando noi non ci siamo. E così ci ho provato, avendo cura di usare parole che anche i piccoli stranieri conoscano (anche se per Natchaya, la mia thailandesina, non c'era possibilità di capire, conosce ancora troppe poche parole).

 Ecco cosa ne è saltato fuori.
" In tutta l'Italia c'è un capo e questo capo non ci piace per niente e così, le persone che abitano qua, hanno deciso di cambiarlo. Allora, un po'di persone hanno detto: "Vorrei farlo io" e ognuno di loro, per cercare di convincerci che è il più bravo a fare il capo, ci ha fatto delle promesse, come: " Se divento io il capo, dò a tutte le mamme e i papà un lavoro!". Un altro ha detto "Se divento io il capo, darò a tutte le famiglie più soldi!" e ora tutte le persone grandi che vivono qui devono venire nella nostra scuola o in altre con un un foglietto. Su questo foglietto ci sono le foto di tutti quelli che hanno detto che vogliono fare il capo. Con una matita si deve mettere una crocetta sulla faccia della persona che ci sembra più brava a fare il Capo. Come se qui in classe decidessimo che deve esserci un capo: Sara, Alessio, Antonio e Ikram vogliono tutti fare il capo. Nel nostro foglietto con le loro facce noi mettiamo una crocetta e poi si contano, chi ne ha di più vince e diventa il Capo. Visto che è importante che si scelga un Capo bravo, altrimenti succedono i disastri, le persone che verranno qua a mettere le crocette si chiuderanno in piccole casine grandi come armadi, per essere più concentrate, perchè non devono sbagliarsi e mettere la crocetta su un signore che non vorrebbero avere a comandare. Ma se poi si guardano un momento intorno, vedono i nostri bei disegni, il nostro trenino, le nostre foto...poi si sbagliano e se in tanti si sbagliano e fanno la croceta su un signore cattivo poi quello diventa Capo e succede un guaio! "
 Andate a votare, fatelo perchè è un dovere nei confronti di chi ha lottato per il nostro voto e quando sarete al vostro seggio, guardatevi un attimo intorno e posate gli occhi sulle pareti spoglie e tristi. A Febbraio inoltrato le classi non sono così, ve lo garantisco io da insegnante; sono il favore imposto che vi fanno centinaia di maestri, professori e bambini per permettervi di scegliere un Capo bravo...mi raccomando, non sprecate il nostro piccolo, grande sacrificio!

 

lunedì 18 febbraio 2013

Il caro estinto

Luna ha sei anni, è piccola, magrolina e con i capelli a caschetto. È arrivata ad Agosto dal Giappone e non ha mai detto una parola. All'inizio dell'anno non faceva altro che piangere con dei deboli lamenti, poi, col passare del tempo, ha iniziato ad osservare quello che le succedeva intorno, ad ascoltare, a comunicare a gesti. Ma non ha mai parlato.
Lo psicopedagogista ci ha rassicurate dicendo che è tipico dei bambini nipponici non lasciarsi andare finchè non sono sicuri di quel che dicono.
Nel frattempo sono passati cinque mesi...

L'altro giorno mi corre incontro e mi dice, piena di passione: 
" Aaaaarrrgh! Dinosauro! "

Oh yeah! Con i dinosauri si va sempre sul sicuro!

venerdì 15 febbraio 2013

Alla guida del Titanic (2a parte)

Nella puntata precedente: una classe allo sbando dopo l'abbandono dei due insegnanti di ambito e l'arrivo di un maestro dal cuore troppo tenero...una giovane supplente cerca di fare la differenza, ma altri problemi rendono il destino della missione incerto...

Lunedì Manuel è uscito da casa per venire a scuola, ma non ci è mai arrivato.
È dovuto andare dalla nonna,  perchè a metà strada i carabinieri e le loro pistole hanno bloccato la macchina e portato via la madre e il suo compagno, davanti ai suoi occhi e a quelli della sorellina di cinque anni.                   
Lui è tornato a scuola il giorno dopo e all'apparenza è sembrato tutto precisamente come l'avevamo lasciato due giorni prima, solo che lui non è più lui.
Questo bambino avrebbe bisogno del sostegno di uno psicologo, ma è un'utopia, visto che i parenti gli hanno intimato di non raccontare nulla a scuola. Giusto perchè siamo noi i nemici, no?
Comunque lo stesso dramma l'aveva vissuto l'anno scorso, un pomeriggio nessuno era venuto a prenderlo fuori da scuola perchè la mamma era stata arrestata e così,  all'ora in cui lui si angosciava preoccupato e dimenticato, lei era già in carcere. È stata via un anno. Era tornata lo scorso Settembre.

5 mesi.

Magari è il suo record.

Comunque, a me non importa proprio nulla di lei, a me importa di Manuel e Mercoledì non ci stava con la testa. Era una bomba impazzita, che scoppiava e, come per un malvagio sortilegio, l'istante dopo si reinnescava, pronta per detonare ancora. E ancora e ancora e ancora e ancora e ancora.
Sarà esploso non so quante volte.
Parole rabbiose, gesti violenti, foga cattiva. Gli altri bambini non sanno niente - tranne Erika che è sua cugina e Gaja, la cui madre è amica per la pelle con quella di Manuel e, presi dal forte scontento per la situazione attuale della classe, gli vanno dietro pensando che lui ce l'abbia veramente contro coloro con i quali dice e dimostra di avercela: i bidelli, i nuovi maestri, i compagni...noi.
I bambini come Manuel affondano, non ci sono più scialuppe per loro; sono i bambini della terza classe, quelli che nascono e muoiono mentre tutto rimane immobile e immutato intorno a loro...la scuola elementare li tiene a galla un po' di più, perchè se li tiene stretti, stretti a costo di una grande fatica, ma appena cadono nell'acqua gelata delle scuole medie quasi nessuno riesce a intravedere quel futuro migliore a cui noi maestri cerchiamo di avvicinarli attraverso l'istruzione.

Avevo un compagno alle elementari, era proprio come Manuel: solo, arrabbiato, destinato. Qualcuno che ci teneva c'era: la sua mamma, ma in giovinezza, purtroppo, aveva contratto la polio e la sua presenza amorevole non poteva incidere di un grammo sull'educazione del suo bambino.
Le mie maestre hanno combattuto 5 anni per lui e mi ricordo, alla fine della quinta, come eravamo tutti partecipi e contenti dei suoi piccoli risultati...le mie insegnanti  non l'avevano lasciato andare.
Ma poi il bel tempo della scuola dei piccoli finì, io cambiai istituto, ma per vie traverse venivo a sapere delle sue bocciature, delle stroncature, dei primi guai seri con la giustizia. Tre anni fa ho letto sul giornale che è stato arrestato per la sparatoria in una discoteca...lo definivano "il capomafia del suo quartiere". Tanto affanno per ritrovarsi, poi, al punto di partenza.

A volte mi capita di pensare alla sua buona mamma. Non ho dubbi che il suo dolore per quel suo figlio perduto sarà stato grande e vero.

Finchè saranno affidati a me, io  terrò Manuel e gli altri suoi compagni figli della terza classe su questo maledetto Titanic, ne possono star certi!

San Valentino

San Valentino

"Ho il cuore pieno
di te."

                                    (Serena Me)*

Ecco il mio primo esperimento poetico pubblicato...
Forse il mio stile è ancora acerbo, ma almeno non c'è bisogno di fare la parafrasi.

Bibliografia: S. Io: "Poesie e Poesiole per star bene". Prossima pubblicazione, Al Porticciolo Edizioni, 2013.

mercoledì 13 febbraio 2013

Alla guida del Titanic (1a parte)

Oggi, in terza A, ho tenuto un discorso a metà tra "C'è posta per te" e "Il libro Cuore,  perchè i signorini stanno veramente esagerando. Alla fine la metà aveva gli occhi lucidi, maestra compresa perchè è in sindrome premestruale...e forse è per questo che le è riuscito così bene: un discorso epico!
Alla fine non c'è nessuno che tenga più le redini della classe e,  improvvisamente, da ultima arrivata sono diventata la maestra di classe di più vecchia data e, con un'anzianità di servizio di 6 mesi, c'è poco da stare allegri! Insomma, quando qualcosa va storto non posso più chiamare Tommaso, che aveva così tanto carisma con i bambini, che li sistemava con un'occhiata! E forse è meglio così, perchè adesso non ho più facilitazioni e sono costretta a mettere in atto tutte le strategie possibili per entrare bene nel meccanismo e mettermi a guidare la nave.
Da una parte sono un po'come il capitano del Titanic, ho un timone troppo piccolo per la stazza della mia imbarcazione - i bimbi stanno a scuola 40 ore a settimana e io ne ho solo 5 - dall'altra ho tanta voglia di far bene e un po' di reputazione (sono sempre la maestra che li ha portati a Scuola Natura! A proposito...sembra una vita di pace fa!).
Sento che potrò imparare molto da questa esperienza, se solo darò tutta me stessa...ed è proprio vero che quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare! La maestra che sostituisce Mariella è schiacciata nel vortice del caos iniziale e il maestro che sostituisce Tommaso...mmmmh...ha 56 anni ed è alla seconda supplenza della sua vita...e devo dire che purtroppo si vede!
In questi giorni ridiamo per non piangere, perchè ne sono successe successe veramente di epocali! Nel senso che questo povero maestro è talmente "fuori" dal mondo della scuola che non riesce a capire quali sono le richieste legittime e quelle da liquidare, con conseguenze tragicomiche, perchè, chiaramente, i bambini hanno percepito immediatamente la confusione di ruoli e la usano a loro favore.

Ecco alcuni sì alquanto discutibili che il nuovo maestro ha pronunciato:
- Sì a fare l'intervallo anche nell'ora di lezione
- Sì ad allontanarsi dalla mensa,  per recarsi ad invitare il preside a pranzare con la classe
- Sì a fare l'intervallo metà al piano di sopra e metà al piano di sotto
- Sì ad interrompere la lezione per vedere come sono travestiti i bambini delle altre classi
- Sì ad andare a festeggiare il Carnevale in cortile senza giacca il 13 di Febbraio
- Sì a portare in classe, di ritorno dalla suddetta "festa", delle palle di neve da lanciare, poi, per tutte le scale.
...
Ecco la nostra situazione.
È chiaro che, di fronte ad una "mollezza educativa" del genere, comprensibile quanto si vuole, per carità, il caos regna sovrano, nelle classi e nelle teste e chi non è ancora capace di automotivarsi a tenere un certo tipo di condotta anche se non gli viene imposta e ad autoregolarsi  - competenze emotive molto alte per bambini di 8 anni - diventa una mina vagante.
Bambini come i nostri, soprattutto - che una volta usciti da scuola hanno il nulla familiare ad attenderli - hanno la necessità di essere contenuti e questo compito, ora, spetta a me.

Ma, a rendere questo momento ancora più difficile e ad aver richiesto, a me, un grande sforzo comunicativo, più grandi ancora dei disagi di origine pratica, sono le drammatiche vicende familiari dei bambini, "ma di questo, vi racconteremo la prossima volta."*

TO BE CONTINUE...

N.d.r. C'è veramente troppa carne al fuoco per un solo post...e questo vi dà l'idea della colonna sonora emotiva di questi giorni di scuola! :-/

*N.B. Chi ha riconosciuto la citazione?!?!

lunedì 11 febbraio 2013

Suggestioni di bambina.

Il mio sussidiario profumava di buono. Ed era liscio di sogni. Lo sfogliavo tutto ( tranne la parte di matematica) e la bellezza di certe immagini mi conquistava.
Di quei momenti al banco, con la testa dentro quelle foto, ricordo che il valore più alto era il senso di stupore e di libertà con cui, dentro di me, mi dicevo: "È un posto troppo bello, io un giorno potrò andare qui e ci andrò!"
È bello crescere: se te ne accorgi in tempo e fai in modo che accada, diventando grande puoi spianarti la strada per andare quasi dappertutto e raggiungere ogni meta e i miei libri di scuola me lo cantavano.

Me lo suonavano anche i racconti e, soprattutto, le poesie nel libro di lettura e da loro imparavo che certi stati di estatica contemplazione della natura non avrebbero potuto essere espressi con parole normali, servivano "parole più nuove, che paiono gocciole e foglie lontane."

Da quel tempo lontano, da quelle pagine fresche e profumate, è riemersa, mai davvero dimenticata, lei.

Rio Bo

Tre casettine dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla,
ma però...
c'è sempre disopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso...
occhieggia con la punta
del cipresso
di rio Bo.
Una stella innamorata?
Chi sa se nemmeno ce l'ha
una grande città.

                               Aldo Palazzeschi

Anche io sto per andare a vivere in una piccola Rio Bo e ne sono felicissima.

domenica 10 febbraio 2013

Ad occhi aperti

Venerdì, a scuola, è accaduto un piccolo episodio, banale per la normale routine scolastica...ma per nulla dal punto di vista umano.
Un bambino ha cercato di far passare per suo un pezzo di un gioco che abbiamo in classe e di portarselo a casa.
E con questo?

Il pezzo del gioco in questione era un mazzetto di soldi del Monopoli e, dopo molto pensare, sono giunta alla conclusione che il bambino abbia cercato di portarli a casa nella convinzione che fossero veri e che ci si potesse quindi comprare qualcosa.
Cucciolo.
Il gioco preferito di alcuni dei miei piccolini è correre da me col mazzetto di banconote più grande che riescono a tenere in mano e chiedermi cosa si potrebbero comprare con tutti quei soldi. Allora io rispondo loro "5 palazzi, 17 piscine e un intero supermercato con tutto ciò che c'è dentro" e loro gridano "Urca!" e  ricominciano subito a raccogliere nuovo denaro.
Forse Gianluca ha creduto che fosse vero...
Piccolo...

Ma se i soldi del Monopoli fossero veri, io li userei per rendere la tua vita un po'meno miserabile e non la è solo, nè tanto, perchè la tua famiglia è poverissima in mezzi economici, ma anche e soprattutto perchè la è in vicinanza emotiva e quando, stralunato e disorientato, gironzoli per il cortile sempre con gli stessi vestiti e in mano qualche giochino da cui non ti separi mai, le maestre ti guardano con la faccia triste e dicono: "È proprio figlio di nessuno."
Menomale che hai i tuoi fratelli, di cui parli spesso e che sono la tua roccia. Spesso abbiamo provato a chiederti a quale dei due gemelli ti riferisci quando ci racconti qualcosa, ma non ce l'hai mai saputo dire, secondo me nella tua testa i loro profili si confondono e rimane solo il nucleo importante, il bene che ti vogliono, con i piccoli regalini che ti fanno - una matita, una figurina - e le spalle vicine, quando rimanete gli unici accanto al portone della scuola, ad aspettare che qualcuno vi venga a prendere e non vi stupite nemmeno più.
Caro topolino, io con te ho sbagliato e certe volte sbaglio ancora, ma ti prometto che non ti prenderò mai più quell'astuccio che per te è una casa e che, se potessi, ti ci infileresti dentro pur di non perderlo e cercherò di non dimenticare mai quanto è importante cercare di capirti.
E se i soldi del Monopoli fossero veri...non so cosa farei, ma saresti nel mio cuore nel momento di decidere come usarli, perchè sono sicura che tu ci compreresti il materiale per la scuola.
Come quella volta in cui vi ho chiesto di portare un nuovo quaderno per matematica e tu mi hai detto: "Il miò papà ha detto basta quaderni...forse, però, lo potrò ricevere in regalo al mio compleanno!"

Giocarsi il desiderio e le fantasie intorno al regalo del compleanno per un quaderno a quadretti è struggente.
Se questa non è vita ad occhi aperti...

giovedì 7 febbraio 2013

Come mille cioccolatini diversi...

Un nuovo maestro per le terze!
È nero, nero, nero ed è meravigliosamente perfetto per una scuola arcobaleno come siamo noi!

Ieri un bambino è venuto di corsa ed eccitato da me e un altro insegnante e ci ha detto:
- Ho sentito che arriva il nuovo maestro...ho sentito che è di colore nero di pelle!!!!! -
E il mio collega, tranquillamente:
-E allora? Tanto qui siamo già tutti di tutti i colori. -
Ed è proprio così!
Siamo colorati in modi così vari e diversi che un maestro nero è  precisamente ciò che ci serve per completare con naturalezza quel processo di multietnicità spontanea che già avviene nella nostra scuola!
Come una scatola con mille cioccolatini diversi, siamo neri, gialli, bianchi e marroncini e mi sembra giusto che ci sia una degna rappresentanza di questa realtà varia anche tra gli adulti, che tra l'altro rappresentano la parte buona della vita, soprattutto per questi bimbi che spesso vivono in situazioni di grande disagio culturale ed economico e che ci vedono come "il gradino più alto" della scala sociale.

È stupendo poter mostrare loro che le strade del loro destino sono aperte ed infinite e non precludono il raggiungimento di grandi obiettivi solo perchè fanno parte di una famiglia che arriva da lontano. Un grande messaggio di altissimo valore formativo.

Credeteci bimbi, credeteci sempre!

lunedì 4 febbraio 2013

Amore e tradimento

A volte ci si deve abbandonare anche quando ci si ama e che nessuno sottovaluti l'amore che lega maestri e bambini! È vero che c'è sempre chi è più distaccato, sia tra gli uni che tra gli altri, ma fra alunni e insegnanti spesso nascono relazioni di reciproca accoglienza, scambio e amore che scaldano il cuore e lì rimangono per sempre.
E così l'allontanamento di un maestro non provoca disagi solo pratici per alterazione del quotidiano menage scolastico, ma sensazioni più o meno forti di tristezza, abbandono...tradimento.

In tanti dei bimbi della mia III A questi sentimenti sono venuti a galla quando, Venerdì, hanno dovuto dire addio al loro maestro Tommaso, che li ha presi quando erano pulcini di prima e li ha accompagnati nel loro percorso di crescita fino ad oggi. Il maestro, per amore dei suoi piccoli alunni,  ha resistito quattro mesi senza stipendio ma, con due bimbi piccoli e il mutuo, alla fine ha ceduto ed ha accettato un contratto con prospettive migliori in un'altro istituto.
Quanta amarezza sui volti dei piccoli!
Ma visto che tutto si può dire tranne che questi bambini non sappiano cosa sono i problemi di soldi, stamattina abbiamo parlato loro chiaramente, spiegando che il maestro Tommaso ha dovuto fare la scelta migliore per permettergli di far star bene i suoi bambini. Nessuno ha avuto nulla da obiettare e abbiamo riflettuto insieme su come potremo continuare a pensarlo, a volte vederlo e a come impareremo a volere bene anche al nuovo maestro o maestra che verrà.
Proprio come abbiamo imparato a voler bene alla maestra Mariella, che sostituisce la loro maestra Lucia, a casa per una gravidanza.

Tutti d'accordo anche su questo, peccato che a metà mattina arrivi la maestra Mariella che, in lacrime, ci dice che ha accettato un incarico più vantaggioso in un altra scuola, che le permetterà di lavorare con certezza fino al 30 Giugno, anzichè rinnovando il contratto di settimana in settimana, come ha fatto finora.

Le faccie dei bambini dopo pranzo, quando la maestra ha dato loro la notizia, erano delle maschere. Qualcuno singhiozzava con sincerità, altri facevano un po' di teatro, mentre le lacrime più sentite sono state versate con discrezione e dignità in qualche angolo solitario, facendo in modo che i compagni non lo notassero.
Erika mi ha detto: "Sembra che lo abbiano fatto apposta perchè in realtà non ci vogliono bene e a nessuno importa niente di noi."

Io li capisco benissimo. Stasera dicevo a mia madre che se Elda e Valeria - le mie maestre e la mia vita - ci avessero lasciati e per giunta insieme - io sarei andata fuori di matto.
Il cuore delle mie insegnanti era il mio nido e la nostra scuola la mia casa.

Non so come potranno reagire loro...ognuno a suo modo, certo...

A me capitò una cosa simile (ma neanche lontanamente paragonabile all'abbandono da parte dei propri maestri): avevo passato l'estate tra la prima e la seconda media fremendo nell'attesa di tornare a scuola e  lavorare nuovamente con la nostra professoressa di italiano, che era veramente bravissima e che adoravo.
Al ritorno in classe, quando scoprii che era andata in pensione, ebbi un colpo tale, rimasi così delusa e mi sentii così tradita, che per ribellione promisi a me stessa che non avrei più studiato e per i prima quattro mesi fui più vicina alla bocciatura che in qualsiasi altro momento della mia vita...

Buona fortuna a Tommaso, Mariella e a noi tutti; che si trovi la giusta misura tra la celebrazione del ricordo e il proseguimento del cammino.

sabato 2 febbraio 2013

Con il cuore

Tuo.

Quando tu sorriderai
io sarò tuo
per sempre.

                   (Gerolamo Delfino)

Tu ridi, ma non sorridi. Era già un po' di tempo che la poesia mi chiamava, ma io temporeggiavo, perchè non sapevo come si fa.
Oggi che son sola ho sentito meglio e, con nessuna domanda, ho cominciato a leggere.
Ed ecco, subito, un'assonanza e mi palesi davanti agli occhi quella mancanza che crea un vuoto tra di noi:

Tu ridi, ma non sorridi.

Il riso parla del lasciare andare, delle distanze, il sorriso del trattenere e far proprio.

Scappo dal tuo occhio inquieto e dal tuo viso mesto, non da te. 
Ma non riesco ad avvicinare neanche la tua parte fresca, temo troppo di spegnermi ancora.

Ma tu sorridi e ti prometto che sarò tua per sempre.
Te lo prometto!

<3