venerdì 15 febbraio 2013

Alla guida del Titanic (2a parte)

Nella puntata precedente: una classe allo sbando dopo l'abbandono dei due insegnanti di ambito e l'arrivo di un maestro dal cuore troppo tenero...una giovane supplente cerca di fare la differenza, ma altri problemi rendono il destino della missione incerto...

Lunedì Manuel è uscito da casa per venire a scuola, ma non ci è mai arrivato.
È dovuto andare dalla nonna,  perchè a metà strada i carabinieri e le loro pistole hanno bloccato la macchina e portato via la madre e il suo compagno, davanti ai suoi occhi e a quelli della sorellina di cinque anni.                   
Lui è tornato a scuola il giorno dopo e all'apparenza è sembrato tutto precisamente come l'avevamo lasciato due giorni prima, solo che lui non è più lui.
Questo bambino avrebbe bisogno del sostegno di uno psicologo, ma è un'utopia, visto che i parenti gli hanno intimato di non raccontare nulla a scuola. Giusto perchè siamo noi i nemici, no?
Comunque lo stesso dramma l'aveva vissuto l'anno scorso, un pomeriggio nessuno era venuto a prenderlo fuori da scuola perchè la mamma era stata arrestata e così,  all'ora in cui lui si angosciava preoccupato e dimenticato, lei era già in carcere. È stata via un anno. Era tornata lo scorso Settembre.

5 mesi.

Magari è il suo record.

Comunque, a me non importa proprio nulla di lei, a me importa di Manuel e Mercoledì non ci stava con la testa. Era una bomba impazzita, che scoppiava e, come per un malvagio sortilegio, l'istante dopo si reinnescava, pronta per detonare ancora. E ancora e ancora e ancora e ancora e ancora.
Sarà esploso non so quante volte.
Parole rabbiose, gesti violenti, foga cattiva. Gli altri bambini non sanno niente - tranne Erika che è sua cugina e Gaja, la cui madre è amica per la pelle con quella di Manuel e, presi dal forte scontento per la situazione attuale della classe, gli vanno dietro pensando che lui ce l'abbia veramente contro coloro con i quali dice e dimostra di avercela: i bidelli, i nuovi maestri, i compagni...noi.
I bambini come Manuel affondano, non ci sono più scialuppe per loro; sono i bambini della terza classe, quelli che nascono e muoiono mentre tutto rimane immobile e immutato intorno a loro...la scuola elementare li tiene a galla un po' di più, perchè se li tiene stretti, stretti a costo di una grande fatica, ma appena cadono nell'acqua gelata delle scuole medie quasi nessuno riesce a intravedere quel futuro migliore a cui noi maestri cerchiamo di avvicinarli attraverso l'istruzione.

Avevo un compagno alle elementari, era proprio come Manuel: solo, arrabbiato, destinato. Qualcuno che ci teneva c'era: la sua mamma, ma in giovinezza, purtroppo, aveva contratto la polio e la sua presenza amorevole non poteva incidere di un grammo sull'educazione del suo bambino.
Le mie maestre hanno combattuto 5 anni per lui e mi ricordo, alla fine della quinta, come eravamo tutti partecipi e contenti dei suoi piccoli risultati...le mie insegnanti  non l'avevano lasciato andare.
Ma poi il bel tempo della scuola dei piccoli finì, io cambiai istituto, ma per vie traverse venivo a sapere delle sue bocciature, delle stroncature, dei primi guai seri con la giustizia. Tre anni fa ho letto sul giornale che è stato arrestato per la sparatoria in una discoteca...lo definivano "il capomafia del suo quartiere". Tanto affanno per ritrovarsi, poi, al punto di partenza.

A volte mi capita di pensare alla sua buona mamma. Non ho dubbi che il suo dolore per quel suo figlio perduto sarà stato grande e vero.

Finchè saranno affidati a me, io  terrò Manuel e gli altri suoi compagni figli della terza classe su questo maledetto Titanic, ne possono star certi!

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