mercoledì 27 febbraio 2013

Piccole, innocue bugie

Mi fa senso camminare sui tappeti fatti con la pelle di mucca dell'Ikea.
E in tutto il negozio, l'altro giorno, pareva fare senso solo a me e a una bimba che avrà avuto quattro o cinque anni, che diceva al suo papà, preoccupata: "Ma è di mucca vera? La mamma dice di sì..." e il papà la tranquillizzava, dicendole che la mamma si era sbagliata.
Può darsi che quel padre fosse veramente in buona fede, perchè la metà delle persone che frequentano il luogo pensa che quei tappeti siano finti, ma il fatto è che gli adulti, di fronte all'angoscia e al rifiuto dei bambini verso le crudeltà sugli animali, preferiscono dire una bugia e poi chiudere gli occhi e andare avanti, senza porsi le domande legittime che lo sdegno dei nostri piccoli, più sensibili di noi adulti, potrebbe far nascere.

Quando siamo stati a scuola natura i bimbi hanno visitato una bottega antichissima che produce oggetti in cuoio. Io sono rimasta fuori, c'erano abbastanza adulti e così ho preferito non entrare, avendo uno spiacevole senso di disagio.
A ciascun bambino veniva fatto acquistare un braccialetto e in cambio la visita al laboratorio è stata gratuita.
Ho saputo che durante il racconto di come si produce il cuoio, mentre i loro braccialio erano già in lavorazione, molti bambini si sono sdegnati nel sentire che questo materiale altri non è che la pelle della mucca morta e qualcuno non voleva più indossare il suo...a quel punto un'insegnante è intervenuta, dicendo ai bambini che la mucca era già morta al momento di prenderle la pelle e così ha riportato la calma.
Bel colpo.
Peccato che, facendo così, ogni volta che i nostri piccoli intravedono la crudeltà dietro ai nostri gesti di tutti i giorni, anzichè promuovere una personale ricerca del giusto e del vero, chiudiamo loro gli occhi con tante piccole, sporche bugie.
Mi sono chiesta cos'avrei fatto io, o meglio, cos'avrei potuto fare, perchè mai saprò se ne avrei avuto davvero il coraggio. Alla fine credo che una buona mediazione sarebbe stata dire: "Bambini, il cuoio si fa così, questa è la verità. Ora: chi vuole il suo braccialettino lo può prendere, non è una cosa che è vietata, chi non lo vuole non lo compri" e poi avrei messo i 3 euro per tutti i bambini che avrebbero rinunciato. Questo giusto perchè ho le facoltà intellettive per capire che probabilmente il bottegaio vive delle visite delle scolaresche e non perchè sia esattamente la cosa migliore da fare.

Ieri, dopo tanti mesi, ho finito di leggere Gabbie vuote, un saggio di Tom Regan che mi ha accompagnata in un viaggio all'interno di tutte le torture perpetrate sui poveri animali per il piacere e il vezzo di noi umani.
Tom Regan conia il termine di Temporeggiatore per parlare di tutti coloro che sentono dentro di sè la spinta ad una nuova sensibilità verso le altre specie e che passa ogni giorno a pensare, cercare, ponderare, fare un passo avanti, farne cinque indietro per guadagnare con fatica e sudore ogni centimetro in più verso il proprio cambiamento percettivo. Coloro, cioè, per cui non c'è niente di facile né di scontato nel discorso animalista, che hanno paura, rimostranze, remore...ma che non scacciano dalla testa il tarlo che li arrovella solo perchè porta con se ansia, paura, preoccupazione.
Regan definisce egli stesso un temporeggiatore e il libro è, infatti, imperniato di un senso di solidarietà e comprensione che consente di portarte avanti una lettura pesante, sapendo che chi scrive, pur essendo uno dei massimi esponenti mondiali del movimento animalista, non si aspetta nulla e in nulla ti fa sentire sotto giudizio né sotto lente morale, ma vicino ad un amico che ci è già passato.
Vorrei condividere qui la fine del libro di Regan, perchè mi ha davvero commossa.
Ho trovato in lui una bontà, una comprensione per tutto quello che può spaventare ciascuno di noi, che in molti altri animalisti non trovo. Forse perchè Regan, più che di un animalista, ha i tratti di un antispecista...non so.
Comunque sia, il suo libro è un regalo crudelmente meraviglioso, dà voce a tutti gli animali sventrati per la nostra pancetta nell'amatriciana, per il nostro portafogli, per le nostre medicine, per le nostre risate di fronte a un delfino che sembra riuscire a giocare a basket, ma che in realtà sta facendo solo ciò che gli addestratori lo costringono a fare se vuole ricevere una razione di cibo.
Tutti dovrebbero leggere Gabbie vuote e nessuno dovrebbe dire a un bambino che la pelle della mucca la prendono quando Lei è già morta.

"Ho dedicato questo libro ai temporeggiatori, ovunque si trovino [...]. Poichè io stesso sono stato un temporeggiatore, mi sento veramente solidale con coloro che si arrabattano, facendosi domande e trovando risposte; provando una strada e poi un'altra; facendo progressi, a volte rapidi, a volte lenti, verso una maggiore coscienza animalista; considerando gli altri animali, anche se di sfuggita, come individui unici meritevoli di rispetto. Ciò che mi ha spinto a scrivere questo libro è la possibilità di dire qualcosa  che possa aiutare qualche temporeggiatore, in qualche modo e ovunque si trovi, a continuare ad andare avanti, a continuare a crescere contro il modo in cui il nostro paradigma culturale dominante valuta lo stato morale degli animali.
Forse tu sei quel temporeggiatore."




4 commenti:

  1. Mi vedo molto nella figura del "temporeggiatore". Nella mia visione è colui che, come Neo, il protagonista di "Matrix" sente chè c'è qualcosa che non và, lo avverte da tutta la vita, che forse non è tutto così scontato come sembra. E allora fa delle scoperte incredibili, il più delle volte rimane amareggiato di come siamo schiavi dei messaggi che ci penetrano dolcemente nel cervello da quando nasciamo. L'industria della carne ne è un esempio. Perchè la maggior parte di noi non si chiede se mangiare cadaveri sia davvero essenziale? Perchè la carne ci è sempre stata posta come un dato di fatto dalla scienza, dalla pubblicità, dal cinema, dai nostri genitori e dai genitori dei nostri genitori. E' un classico esempio di mito, che ci possiede e ci coccola.
    La bambina che si schifa a camminare sopra una mucca morta non deve sorprendere. I bambini sono all'inizio del cammino di indottrinamento che li porterà poi un giorno a difendere il sistema dai temporeggiatori.

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  2. Eh già..quanta comprensione, lucidità e naturale solidarietà nei bambini! E non dovremmo lasciare che si perda nel vento....

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Ciao Serena... ho appena scoperto il tuo blog e i tuoi commenti, purtroppo per via del lavoro riesco a scrivere cosi poco...
    Scrivi delle cose molto interessanti e la tua sensibilità mi ha colpita molto... vedo molte affinità e spero potremo scambiarci ancora qualche punto di vista e qualche nuova prospettiva :-)

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